
Nel suo essere coscienza educativa di una carità collegata alla giustizia e alla pace, la Caritas avverte la necessità di sensibilizzare e responsabilizzare singoli e comunità, mettendo a disposizione strumenti utili per leggere e comprendere con competenza umana e con criteri di fede le necessità e i bisogni delle persone, con particolare attenzione alle situazioni di povertà.
Hanno anche questo obiettivo i rapporti che a vari livelli, nazionale, regionale e diocesano, vengono elaborati annualmente dalla Caritas e diffusi, non a caso, in prossimità della “Giornata mondiale dei poveri”.
Il rapporto di Caritas Italiana, “Gli anticorpi della solidarietà”, cerca di restituire una fotografia dei gravi effetti economici e sociali dell’attuale crisi sanitaria legata alla pandemia da Covid-19. Fin dai primi giorni dell’emergenza, di fronte alle sfide drammatiche e le forti criticità, Caritas Italiana e le Caritas diocesane hanno continuato a stare accanto agli ultimi e alle persone in difficoltà, spesso in forme nuove e adattate alle necessità contingenti. Tra i beneficiari circa il 30% è rappresentato dai cosiddetti “nuovi poveri”, che per la prima volta hanno sperimentato condizioni di disagio e di deprivazione economica tali da dover chiedere aiuto: i disoccupati, le persone con impiego irregolare fermo a causa delle restrizioni imposte dal confinamento, i lavoratori dipendenti in attesa della cassa integrazione ordinaria o in deroga e i lavoratori precari o intermittenti che, al momento della presa in carico, non godevano di ammortizzatori sociali. Accanto ai problemi dovuti alla fragilità economica sono comparsi anche fenomeni nuovi: le difficoltà di alcune famiglie rispetto alla didattica a distanza, manifestate nell’impossibilità di poter accedere alla strumentazione adeguata (tablet, pc, connessioni ad internet), aumento durante il lockdown del “disagio psicologico-relazionale”, di problemi connessi alla “solitudine” e di forme depressive, un accentuarsi delle problematiche familiari, in termini di conflittualità di coppia, violenza, difficoltà di accudimento di bambini piccoli o di familiari colpiti dalla disabilità, conflittualità genitori-figli. Preoccupa, infine, anche il fenomeno della “rinuncia o il rinvio di cure e assistenza sanitaria”, determinato dal blocco dell’assistenza specialistica ordinaria e di prevenzione che potrebbe determinare in futuro un effetto di onda lunga sul piano del carico assistenziale e del profilo epidemiologico del nostro Paese.
Il Report 2020 su povertà ed esclusione sociale della Caritas della Sardegna, oltre a confermare il trend evidenziato a livello nazionale, si è soffermato sulla cosiddetta “povertà di salute”. Delle 6.876 persone transitate nel 2019 nei Centri di ascolto delle Caritas sarde 890 (12,0%) hanno manifestato bisogni direttamente riconducibili alla sfera sanitaria; quelli prevalenti riguardano in modo ampio la sfera delle fragilità psichiche e della salute mentale. Se oltre alla voce “depressione” si contemplano anche le voci “malattie mentali”, “disturbi alimentari” e “demenza”, la somma di tali bisogni copre oltre i due quinti del totale dei bisogni sanitari (43,4%). Le richieste più frequenti riguardano prevalentemente i farmaci ed aiuti per effettuare visite mediche, analisi ed esami clinici, nonché per interventi chirurgici. Le progettualità messe in campo dalla Caritas per fronteggiare le problematiche di salute hanno sempre previsto, oltre all’ascolto e all’orientamento, anche una presa in carico con un preciso stile di accompagnamento e prossimità, unitamente all’osservazione critica di particolari lacune nel sistema della salute pubblica, mettendo così in luce le mancanze e le non poche strozzature che impediscono il pieno rispetto dei diritti di salute e che risultano, pertanto, lesive della dignità umana. I presidi ospedalieri che spariscono, gli organici ridotti ai minimi termini e in costante condizione di stress, il numero insufficiente di terapie intensive, le attese infinite per le visite specialistiche, i costi proibitivi di farmaci ed esami diagnostici: tutto ciò rischia di cancellare progressivamente molte garanzie acquisite nel corso di decenni di politiche concernenti la salute pubblica, mettendo in discussione il dettato costituzionale, laddove, all’art. 32, obbliga la Repubblica a tutelare «la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività [garantendo] cure gratuite agli indigenti».
Il report diocesano, il secondo prodotto dal gruppo di lavoro dell’Osservatorio delle Povertà e delle Risorse, analizza i dati del 2019 (confrontandoli con quelli dei due anni precedenti) raccolti dai Centri di ascolto presenti nella Diocesi di Iglesias, in particolare nelle città di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco, Santadi, Buggerru-Fluminimaggiore e presso il Centro di ascolto per stranieri. Emerge una fotografia del territorio con problematiche in linea con quelle evidenziate a livello regionale e nazionale in termini di criticità e di bisogni, con una forte accentuazione dei bisogni legati alla casa e alla salute. In un periodo di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo, gli interventi dei volontari mirano, oltre che a dare risposte ai bisogni più immediati, anche a favorire una presa in carico della persona e ad un suo accompagnamento verso il raggiungimento di obiettivi di promozione personale e familiare che facilitino un percorso di autonomia e di inserimento sociale. Nel rapporto è presente un approfondimento che riguarda i grandi cambiamenti che si sono avuti negli ultimi anni in Italia sul sistema di Welfare, con particolare riferimento alle diverse misure di sostegno al reddito messe in campo a livello nazionale e regionale, dal Reis della Regione Sardegna, al SIA e al Rei per arrivare al Reddito e alla Pensione di Cittadinanza a livello nazionale. Proprio al riguardo del Reddito di Cittadinanza sono state raccolte le osservazioni di alcuni “testimoni privilegiati: un parroco della Diocesi, un’équipe dei Servizi Sociali comunali e un beneficiario del Reddito di Cittadinanza. Tutto ciò con l’obiettivo di cogliere, dal punto di vista di ciascuno, i pregi e le criticità della misura e il suo reale impatto sulla vita delle persone e delle comunità.
Un elemento positivo da sottolineare è quello relativo alla grande partecipazione e solidarietà espressa in questo tempo da tutto il Paese. Sono fiorite moltissime iniziative a supporto dei più fragili (da parte di aziende, enti, negozi, supermercati, famiglie, singoli cittadini) e molte delle azioni Caritas risultano attivate anche in forma coordinata e sinergica con altri attori del territorio: amministrazioni locali, parrocchie, associazioni/enti non ecclesiali, Protezione civile, altri enti di natura ecclesiale. Accanto all’impegno degli operatori, prezioso è stato l’apporto dei volontari, molti dei quali giovani, che nella fase più critica dell’emergenza hanno favorito la continuità dei servizi, in sostituzione delle persone over 65 rimaste a casa in via precauzionale.
Maria Marongiu