A un anno dal 7 ottobre 2023 la Terra Santa reclama la pace

Il prossimo 7 ottobre sarà trascorso un anno esatto da quel terribile attacco perpetrato da Hamas che ha provocato la morte di 1.200 israeliani, di cui la maggior parte civili, e il sequestro di centinaia di ostaggi. A quell’insensata violenza ha fatto seguito una reazione durissima dell’esercito israeliano nel territorio di Gaza, con pesanti operazioni militari ancora in corso e che ha già provocato la morte di oltre 40.000 palestinesi (soprattutto civili), decine di migliaia di feriti e quasi 2 milioni di sfollati. A ciò si è aggiunta recentemente l’apertura di un nuovo scenario di guerra a Nord, in Libano, contro l’organizzazione paramilitare Hezbollah, con il rischio di trasformare il conflitto locale in uno scontro totale a carattere regionale e non solo.

Mentre la guerra non cessa di produrre i suoi spaventosi effetti e nel frattempo si fa fatica a dare vita a seri negoziati  tra le parti, in uno scenario in cui continuano ad esercitare il loro peso interessi di vario genere e l’interferenza di diverse forze esterne, il 7 settembre scorso centinaia di migliaia di israeliani sono scesi nuovamente in piazza nella capitale, Tel Aviv, e in altre località, per indurre il governo israeliano a firmare un accordo per far cessare il conflitto, dando così il via libera al rilascio degli ostaggi ancora prigionieri nella striscia di Gaza. Le proteste di sabato 7 settembre sono state le più partecipate tra quelle organizzate a più riprese dalla popolazione civile israeliana contraria alla prosecuzione della guerra, confermando la convinzione sempre più diffusa che l’azione militare non sia in grado di salvare gli ostaggi e che l’unica strada da percorrere sia quella di un negoziato che porti al cessate il fuoco.

Seppure le vicende militari di questi ultimi giorni lascino intendere che si è ancora lontani dal poter raggiungere concretamente il cessate il fuoco è evidente l’urgenza che cessi al più presto la violenza. Come ha dichiarato il presidene della CEI, il cardinale Matteo Zuppi, è compito di ognuno di noi non «stancarci di chiedere che tacciano le armi, di pregare perché l’odio faccia spazio all’amore, la discordia all’unione. È tempo di fermare la follia della guerra: ognuno è chiamato a fare la propria parte, ognuno sia artigiano di pace». Il giorno 6 ottobre il Papa si recherà alla Basilica di Santa Maria Maggiore per pregare per la pace. Per il giorno 7 tutti sono invitati a vivere una giornata di preghiera e di digiuno.

Raffaele Callia