Siamo Sara, Laura, Giuseppe e Giacomo e prestiamo Servizio civile presso la Caritas diocesana di Iglesias. Facciamo parte del progetto “Parlami, ti ascolto”, che opera presso due Centri d’ascolto della Caritas: uno ad Iglesias, chiamato “Marta e Maria”, situato presso via della Decima 4; l’altro a Carbonia, chiamato “Madonna del Buon Consiglio” e situato in via Satta. In entrambi i casi, i Centri d’ascolto hanno la stessa funzione di aiuto, sostegno e accompagnamento delle persone in difficoltà.
Insieme verso un obiettivo comune: aiutare gli altri
Il Servizio civile nazionale è un’opportunità che viene offerta ai giovani di età compresa fra i 18 e i 28 anni. Si tratta principalmente di un anno di formazione basato su alcuni principi fondamentali, come la difesa della patria in maniera non armata, l’educazione ai valori della solidarietà e la partecipazione alla cittadinanza attiva: un anno durante il quale si acquisiscono maggiori consapevolezze e si riflette sulla propria persona e sul proprio futuro, di conseguenza, a conti fatti, ognuno gli attribuisce il proprio significato personale. Ognuno di noi sta vivendo in modo particolare questa esperienza, di cui vorremmo dare testimonianza.
Sara racconta…
Mi chiamo Sara, ho 19 anni, vivo ad Iglesias e mi sono diplomata presso il Liceo linguistico l’anno scorso. Ho iniziato la mia esperienza al Centro d’ascolto di Iglesias il 15 gennaio. La decisione di intraprendere questo percorso è nata dalla curiosità, ma anche dal desiderio di mettermi in gioco e rendermi utile. Ho sempre avuto tante aspettative in merito al Servizio civile e al mio percorso all’interno di esso. È ovvio che quando s’inizia un’esperienza si è diversi; quando si va avanti alcune cose cambiano. Durante i primi mesi di servizio ho avuto modo di conoscere i volontari degli altri progetti, ma soprattutto la mia compagna di viaggio, Laura, con la quale ho instaurato un legame non solo collaborativo ma anche di amicizia. Accompagnate da volontarie più esperte, abbiamo sperimentato l’ascolto “silente”, un tipo di ascolto secondo il quale mentre l’interlocutore parla, l’ascoltatore, più che sulle risposte, si concentra sulle parole dell’altro e sull’osservazione dello stato d’animo della persona che si ha di fronte. Potrebbe sembrare banale ma in realtà l’ascolto silente insegna tanto; infatti, molto spesso, presi dalla voglia di dare una risposta all’altro non ascoltiamo, ci limitiamo a sentire e a rispondere superficialmente. Posso dire che questo tipo di ascolto mi ha insegnato tanto non solo in funzione del mio servizio ma anche per la mia vita privata: mi ha insegnato a non avere fretta di rispondere, a meditare, ad osservare ma anche ad affrontare la paura che si ha prima di iniziare una nuova esperienza: quella di non trovare le parole giuste o, peggio, non riuscire a conversare con la persona e non saper contenere le emozioni di fronte a determinati casi. Quando abbiamo iniziato gli ascolti ho capito che in realtà le conversazioni con gli utenti vengono in modo naturale, ma anche che saper contenere le emozioni è difficile di fronte a certi casi, in quanto questo tipo di servizio richiede tanta empatia. Sono giunta ormai a metà percorso e riassumerei ciò che ho imparato in questi mesi con la regola della Caritas “cuore caldo e mente fredda”, che sostanzialmente significa sii empatico ma anche razionale: accogli l’altro nel miglior modo possibile, fatti carico prima dei suoi bisogni e poi delle sue richieste senza fretta, fallo non solo usando il cuore ma anche la mente.
Laura racconta…
Mi presento: sono Laura e ho 23 anni. Abito ad Iglesias e sono diplomata al Liceo artistico della mia città. Svolgo Servizio civile in Caritas presso il Centro d’ascolto “Marta e Maria” con la mia collega Sara. Ho deciso di intraprendere questo percorso per maturare e ampliare la mia visione personale sulla situazione della popolazione della mia città, capirne i veri bisogni e cercare di dare una mano ad essa. Nell’arco dei primi mesi abbiamo affrontato le lezioni di formazione, durante le quali ho avuto modo di conoscere e di lavorare in gruppo nelle varie attività con i ragazzi degli altri progetti della mia città e non solo. Nel quotidiano ho imparato il lavoro di squadra con la mia collega, svolgendo le varie mansioni del nostro Centro d’ascolto, tra cui la compilazione delle schede sia cartacee che sulla piattaforma online Ospoweb. Gli ascolti degli utenti del nostro Centro, dapprima silenti durante i primi mesi di formazione, si sono via via trasformati in vere e proprie conversazioni con le persone. Penso di aver cambiato e ampliato la mia visione sulla situazione della popolazione della mia città, capendo quanto disagio e sconforto si possano nascondere dietro a un sorriso; ma anche la difficoltà di saper leggere quanto si nasconde dietro al volto delle persone. Sono felice del rapporto con la mia collega, maturato in questi mesi, durante i quali abbiamo scoperto di avere molte passioni in comune: è nata così una splendida amicizia che ci accompagna anche fuori dalle nostre ore di servizio.
Giacomo racconta…
Ho 23 anni e sono di Iglesias. Ho iniziato il mio percorso di servizio civile il 15 Gennaio 2019 presso il Centro d’ascolto “Madonna del Buon Consiglio” a Carbonia, tramite il progetto “Parlami, ti ascolto” della Caritas diocesana. La realtà del Centro d’ascolto Caritas si è rivelata in positivo, diversa dalle mie prospettive; in quanto io sono ateo e quindi tutt’altro che persona religiosa. Certo, parlando di umani fra umani non si possono escludere piccoli dibattiti e discussioni all’interno di un contesto che ricorda parecchio quello familiare, fortunatamente; ma sono irrilevanti se si pensa al bene che si può compiere assieme e, soprattutto, allo scopo comune che spinge noi ragazzi in servizio e gli operatori a badare, nel nostro piccolo, ai più bisognosi. Ho imparato, e tuttora continuo ad imparare, dei principi che passano in maggior parte come scontati; ma posso garantire che non lo sono. Questi principi riguardano l’ascolto e le relazioni con il prossimo, le quali hanno bisogno di una base empatica per essere bilanciate e corrette, sia nel caso delle relazioni d’aiuto, sia tra gli stessi operatori. Si apprende la tolleranza nei confronti di chi, probabilmente anche a causa dei propri bisogni e delle proprie lacune, si presenta con toni aggressivi e prepotenti ma non impossibili da gestire in maniera adeguata. Il tutto si riflette totalmente con la vita quotidiana e la socializzazione. Mi spiego meglio: penso che tantissime volte, nel corso della nostra esistenza, siamo noi i cosiddetti “poveri”. Tutti abbiamo bisogno di qualcosa: a livello materiale e in enormi quantità a livello emotivo, il che ci porta a non aver alcuna differenza con le persone (non “utenti”) che si rivolgono a noi esponendo i propri problemi, cercando comprensione e aiuto. Penso anche che nessuno al mondo sia immacolato e che tutti pecchiamo in qualcosa. Desiderando però essere capiti. Bisogna quindi sforzarsi di entrare un minimo nei panni altrui, che spesso non son poi così differenti dai nostri. Dare il proprio contributo non è utile solo alla solidarietà ma anche al considerare l’altro per la propria dignità di persona. Sentirsi una risorsa per la società contribuisce a una maggior consapevolezza delle proprie capacità e ciò può renderci delle persone migliori, in grado quindi di migliorare, anche solo con un sorriso, la vita degli altri. In fondo siamo tutti uguali. Abbiamo solo delle esigenze diverse.
Giuseppe racconta…
Mi chiamo Giuseppe, ho 20 anni e sono di Iglesias. Ho iniziato il mio percorso di servizio civile a febbraio presso il Centro d’ascolto “Madonna del Buon Consiglio” di Carbonia. Essendo una nuova esperienza, non sapevo cosa avrei trovato nel mio cammino. Perciò le aspettative erano tante e soprattutto differenti. In questi mesi ho avuto modo di legare con il mio collega, Giacomo, e con le volontarie più esperte che ci hanno aiutato a conoscere quest’aspetto del volontariato a me nuovo. Ho sperimentato l’ascolto silente e con esso ho avuto modo di ascoltare varie esperienze di vita e venire a conoscenza di condizioni a cui non avevo mai rivolto un solo pensiero. Ascoltando, sono entrato in una realtà differente dalla mia. In quanto giovane non pensavo esistessero certe situazioni o almeno non cosi tante. Prima dell’inizio del servizio, ho sempre pensato unicamente alle situazioni positive che ci potrebbero capitare nella vita. Avendo la possibilità di confrontarmi quotidianamente con diversi tipi di persone e situazioni ho avuto la fortuna di capire che è importantissimo per ognuno di noi pensare anche alle cose negative che ci potrebbero succedere, in modo tale da essere sempre pronti ed affrontare al meglio qualunque difficoltà. Proprio per questo motivo ho tentato di immedesimarmi nelle altre persone. Senza questa esperienza non credo che mi sarei mai soffermato in pensieri così profondi e non sarei venuto a conoscenza di tante sfaccettature della nostra società che, purtroppo, per tante persone sono difficili da affrontare.
Giacomo Giroli, Sara Manis, Laura Tocco, Giuseppe Virdis