Progetto di servizio civile all’estero “Giovani in azione ad Atene – 2022” (scadenza 10 febbraio)

Il progetto “Giovani in azione ad Atene – 2022”, promosso dalla Caritas diocesana di Udine, si pone in linea con la volontà dell’Unione Europea di dare sostegno a “coloro che la pandemia ha privato di molte opportunità, come incontrarsi e fare nuove amicizie, conoscere ed esplorare nuove culture”. Il 2022 è stato infatti designato come “l’Anno europeo dei giovani” e in questa occasione si è chiesto a tutta la Comunità Europea di impegnarsi maggiormente nell’ascolto e nella promozione di opportunità a sostegno dello sviluppo personale, sociale e professionale dei ragazzi e adolescenti.

Anche in Grecia, con particolare riferimento alla capitale Atene che rappresenta l’area più densamente popolata di tutto il territorio, si rileva un aumento delle vulnerabilità dei giovani ed una molteplicità di dimensioni in cui queste si manifestano. Tra queste ultime si evidenziano quella sanitaria e psico-emotiva, colpite duramente da una pandemia che è stata capace di sconvolgere la vita dei giovani e dei bambini in modo del tutto nuovo e repentino.

La Caritas diocesana di Iglesias ritiene di dover segnalare tale opportunità per promuovere, anche tra i giovani della diocesi iglesiente e dell’intera regione Sardegna, un’occasione che vede la possibilità di rafforzare il progetto di gemellaggio in corso tra la Delegazione regionale Caritas della Sardegna, la Caritas del Vicariato apostolico di Salonicco e la Caritas nazionale greca (Caritas Hellas), attraverso l’esperienza di servizio civile.

Il progetto, della durata di 12 mesi, prevede la selezione di 4 giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni.

Se sei interessata/o ad impegnarti in attività di animazione con i giovani in Grecia scarica la scheda di progetto dal sito www.caritasudine.it/cosa-puoi-fare-tu/sc

Il bando scade il 10 febbraio 2023 alle ore 14:00.

Corso base di formazione per operatori delle Caritas parrocchiali della Forania di Iglesias (gennaio-febbraio 2023)

Per promuovere, cioè far progredire, dare incremento e impulso a qualcosa, quindi favorire e incoraggiare, una delle attività che la Caritas diocesana propone è la formazione. Essa serve a far crescere la testimonianza comunitaria della carità, la quale si sviluppa anche nella misura in cui cresce il numero di persone formate alla carità; di testimoni capaci di vivere nella propria quotidianità uno stile di vita impregnato di carità cristiana.

La Caritas diocesana propone un tipo di formazione che integra, alimenta ed è alimentata dalla sua azione pastorale di promozione della testimonianza comunitaria della carità. È quindi una sua dimensione essenziale, una delle principali modalità attraverso cui esprime e realizza sé stessa nella funzione prevalentemente pedagogica. Inoltre la formazione è un investimento per le comunità, in quanto contribuisce allo sviluppo dell’agire Caritas in forme consone ai tempi e ai bisogni (cfr. art. 1 dello statuto) ad ogni livello.

A tale scopo la Caritas diocesana propone un itinerario formativo, in modo particolare per la Forania di Iglesias, (se qualche parrocchia di altre Foranie è interessata ad inviare delle persone può aderire comunque) che inizierà il 23 gennaio 2023 nei locali del Seminario vescovile di Iglesias, dalle ore 15.30 alle 18.30.

A seguire le altre date: 30 gennaio; 6 febbraio; 13 febbraio; 20 febbraio; 27 febbraio (tutti gli incontri si svoleranno nei locali del Seminario vescovile).

Si chiede agli interessati, preferibilmente segnalati dai propri parroci, di inviare le adesioni alla Segreteria della Caritas diocesana al seguente indirizzo di posta elettronica: segreteria@caritasiglesias.it; comunicando il nome, il cognome e il numero di telefono.

La Caritas diocesana

Il 17 gennaio 2023 l’incontro tra il direttore di Caritas Italiana e la Delegazione regionale Caritas Sardegna

Il direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello, ha incontrato la Delegazione regionale Caritas Sardegna martedì 17 gennaio 2023. Presenti il Vescovo incaricato della CES, mons. Giovanni Paolo Zedda, il delegato regionale, Raffaele Callia, i direttori delle Caritas sarde e le relative équipe diocesane. L’iniziativa è servita a sviluppare un confronto sulla base del “Piano di percorsi di pastorale della carità 2023-2027”, nell’ambito degli incontri con le Delegazioni regionali delle Caritas in Italia promossi da Caritas Italiana, che hanno preso avvio il 17 gennaio proprio con l’incontro in Sardegna. A seguire l’intervista di Maria Chiara Cugusi, referente comunicazione Caritas Sardegna, a don Marco Pagniello.

 

“Insieme sulla via degli ultimi, secondo lo stile del Vangelo, con creatività”: le tre vie indicate da Papa Francesco per i 50 anni di Caritas Italiana guidano il piano pastorale che quest’ultima intraprenderà nei prossimi cinque anni, al centro dell’incontro svoltosi ieri, tra il direttore don Marco Pagniello e la Caritas Sardegna, rappresentata dai direttori e dalle équipe delle Caritas diocesane.

In cosa consiste il piano pastorale che Caritas Italiana intende intraprendere nel prossimo quinquennio?

Si tratta di un piano di percorsi pastorali da intraprendere “con i poveri”, non solo “per i poveri”, partendo da loro, rendendoli protagonisti della loro vita, della loro storia, che deve essere di promozione, di libertà dalla miseria per far sì che siano autonomi e inclusi nelle nostre comunità, nei luoghi di partecipazione, di servizio delle Caritas, delle équipe diocesane. E poi c’è il tema di non fare da soli, ma insieme alle altre realtà ecclesiali che hanno a cuore l’annuncio del Vangelo, portando le nostre istanze, risorse, possibilità. Ci sono tanti giovani, lontani dalle nostre parrocchie, che farebbero volentieri servizio accanto ai poveri: essi dovrebbero essere aiutati a rileggere l’esperienza fatta per scoprire come la carità e l’amore hanno come fonte Dio stesso. Dunque, Caritas che farà lo sforzo di una conversione interiore per uscire dal rischio dell’autoreferenzialità, per fare la propria parte non solo nei propri compiti più stretti ma per essere costruttori di Chiesa. Il tutto con creatività, che non significa fare cose nuove, ma rileggere le opere costruite in tanti anni per chiederci se oggi riescono a essere “parlanti di Vangelo”.

Quale il contributo Caritas nel percorso sinodale?

Per condividere il sogno di una Chiesa che sa parlare, incrociare la vita di tanti, dobbiamo partecipare oggi al cammino sinodale, facendo la nostra parte perché siamo portatori di un’esperienza bella che è quella dell’ascolto anche di mondi lontani, perché il nostro stile di lavoro in tante occasioni è sinodale. Si tratta di condividere quanto già facciamo soprattutto in quella che sarà la lettura sapienziale dell’ascolto, ma anche nella parte profetica, affinché ci sia l’attenzione agli ultimi, con uno stile che non deve insegnare ma semplicemente condividere la propria esperienza di vita.

Quali le prossime sfide?

La lotta alle diseguaglianze: quanto stiamo vivendo, dalla pandemia alla guerra in Ucraina alle tante guerre nel mondo, ci dice come si allargano i divari tra nord e sud del mondo, dell’Italia, tra regioni, città, aree della stessa città, e dobbiamo saper leggere e fare la nostra parte per contrastare l’aumento di queste diseguaglianze. Poi ci sono tutte le emergenze che rischiano di non essere più tali: penso alla questione dei migranti affrontata per anni in un clima emergenziale, e che oggi, anche a causa dei cambiamenti climatici, va affrontata con politiche ordinarie, lungimiranti che non tengano conto solo del luogo in cui si vive ma siano capaci di guardare oltre. Ancora, i volti nuovi della povertà, perché sempre di più ci sono nuovi fratelli e sorelle che si ritrovano sotto la soglia della povertà sia relativa sia assoluta, che si rivolgono a noi e ci chiedono di essere accolti e accompagnati in maniera diversa rispetto a come abbiamo sempre fatto.

In che modo si colloca l’azione di advocacy?

Dando ai poveri non solo voce, ma anche spazio, affinché siano loro stessi a raccontarsi, a dire ciò che è importante per loro. Misure di contrasto alla povertà pensate bene, soprattutto applicate bene, dove ognuno deve fare la propria parte: l’obiettivo non è semplicemente quello di un aiuto alla sussistenza, ma la promozione umana, tenendo conto delle peculiarità di ciascuno: non tutti sono pronti a rientrare nel mondo del lavoro, non tutti potranno lavorare nella loro vita, quindi l’attenzione alla persona, al singolo, è fondamentale anche in queste misure.

Grati al Signore per il dono della vita e del ministero petrino di Benedetto XVI

Papa Benedetto XVI a Cagliari (7 settembre 2008)

Da più parti giunge il cordoglio per la morte di Benedetto XVI, avvenuta l’ultimo giorno del 2022, alle ore 9.34. Per chi opera nel servizio della testimonianza della carità, del suo alto magistero resta il lascito fecondo della sua prima enciclica, Deus caritas est, nella quale si precisa che l’amore di Dio per noi «è questione fondamentale per la vita e pone domande decisive su chi è Dio e chi siamo noi», sottolineando come «all’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva». L’incontro con il Signore Gesù e con il suo amore è, dunque, il fondamento del servizio caritativo.

Quanti operano nei servizi caritativi sono grati al Signore per il dono della vita e del ministero petrino di Papa Benedetto XVI.

XXXVI Marcia della pace “Nessuno può salvarsi da solo” (San Gavino Monreale, 29 dicembre 2022)

Si svolgerà a San Gavino Monreale il 29 dicembre 2022 la XXXVI Marcia della Pace, che dopo due anni di pandemia, ritorna a essere svolta in presenza, organizzata dal Comitato promotore, insieme alla Delegazione regionale Caritas Sardegna, alla Caritas diocesana di Ales-Terralba, al CSV Sardegna Solidale, all’Unità Pastorale di San Gavino Monreale e al Comune di San Gavino Monreale.

Il titolo riprende quello del messaggio di Papa Francesco per la 56ma Giornata mondiale della Pace che si celebrerà il 1 gennaio 2023 “Nessuno può salvarsi da solo”, in cui il Santo Padre sottolinea comela solidarietà e fraternità siano le risposte alle emergenze provocate dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, una “sconfitta per l’intera umanità”.

«Il tempo della pandemia – si legge nell’appello del Comitato promotore – ci aveva sollecitato a cercare risposte condivise ai problemi sanitari, alla solitudine delle persone, alla mancanza di lavoro, ma ora il continuo rumore dei cannoni ci sprona a chiedere ancora una volta che si cerchino soluzioni pacifiche alle controversie internazionali con la testimonianza del nostro camminare insieme. “È insieme, nella fraternità e nella solidarietà, che costruiamo la pace, garantiamo la giustizia, superiamo gli eventi più dolorosi” (Papa Francesco, Messaggio per la 56a Giornata mondiale della Pace). Anche la nostra terra di Sardegna continua a soffrire problemi endemici: la mancanza di lavoro, l’abbandono scolastico, il ruolo marginale delle donne nella società, l’inverno demografico, la carenza di infrastrutture, le dipendenze». Come afferma il Papa nel Messaggio per la Giornata mondiale della Pace, continua il Comitato,  «dobbiamo rivisitare il tema della garanzia della salute pubblica per tutti; promuovere azioni di pace per mettere fine ai conflitti e alle guerre che continuano a generare vittime e povertà; prenderci cura in maniera concertata della nostra casa comune e attuare chiare ed efficaci misure per far fronte al cambiamento climatico; combattere il virus delle disuguaglianze e garantire il cibo e un lavoro dignitoso per tutti, sostenendo quanti non hanno neppure un salario minimo e sono in grande difficoltà. Lo scandalo dei popoli affamati ci ferisce. Abbiamo bisogno di sviluppare, con politiche adeguate, l’accoglienza e l’integrazione, in particolare nei confronti dei migranti e di coloro che vivono come scartati nelle nostre società».

L’iniziativa prevede alle ore 17.00 il raduno in piazza Marconi (piazzale Chiesa Santa Chiara); a seguire, alle 17.30 si svolgerà la fiaccolata silenziosa verso la Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù; successivamente si terrà la veglia di preghiera per la pace (nella stessa Chiesa di Santa Teresa del Bambin Gesù) presieduta da S.E. Mons. Roberto Carboni, Arcivescovo di Oristano e Vescovo di Ales-Terralba durante la quale ci saranno alcune testimonianze di pace dal territorio, tra cui quelle delle comunità ucraine. L’iniziativa vedrà anche la presenza del Comitato promotore, delle istituzioni locali, delle associazioni, delle delegazioni delle Caritas diocesane della Sardegna, del mondo della scuola e del volontariato. La Marcia sarà trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube Caritas Sardegna.

 

Locandina

Appello

Da Casamicciola un nuovo appello alla responsabilità

Foto tratta dal sito della diocesi di Ischia

L’Italia continua ad essere il Paese delle eterne emergenze, degli imprevisti sovente prevedibili e dei rischi naturali troppo spesso associati ad irresponsabili politiche urbanistiche, accompagnate dall’immancabile abusivismo edilizio. Il copione si ripete di tragedia in tragedia, mettendo a nudo la fragilità del nostro paesaggio e svelando l’ipocrisia di una retorica che piange i morti e i feriti ma che non è in grado di governare responsabilmente un territorio. Un’Italia devastata dall’incuria, deturpata dall’ingordigia della speculazione edilizia, abbandonata all’indifferenza generale, almeno fino alla prossima tragedia.

A Casamicciola Terme, nell’isola di Ischia, le piogge torrenziali hanno innescato una gigantesca frana che ha travolto cose e persone, giungendo fino al mare. Una tragedia che ha prodotto distruzione e morte, in un territorio già segnato gravemente dai ritardi nella ricostruzione del dopo terremoto del 2017, a causa del quale ci furono due vittime e oltre 3.000 sfollati, alcuni dei quali vivono ancora in condizioni di precarietà abitativa.

Negli stessi giorni in cui risuonava ancora l’eco trionfalistica per la capacità delle barriere del Mose di evitare che Venezia venisse sommersa dall’alta marea, a Casamicciola si è ripetuto un disastro di natura eccezionale inserito in un quadro di ordinaria incuria ambientale. La narrazione giornalistica ha insistito molto sulla catastrofe locale in termini di eccezionalità degli eventi atmosferici, richiamando in termini generici alla responsabilità in ordine a una cattiva pianificazione strategica del territorio, frutto di scelte dettate da convenienze contingenti più che da una visione lungimirante.

Sabato 3 dicembre, il presidente e il segretario generale della CEI hanno espresso la solidarietà della Chiesa italiana al vescovo della diocesi di Ischia, mons. Gennaro Pascarella, unendosi alla preghiera per le vittime e per i loro familiari. Da un comunicato della Caritas Italiana si apprende che la rete Caritas si è attivata da subito per offrire sostegno morale e psicologico alle famiglie sfollate, con una attenzione particolare nei confronti dei più piccoli e dei più vulnerabili, in attesa dell’operatività del piano della Protezione civile. Il primo punto di riferimento per l’accoglienza degli sfollati è attualmente il Centro “Giovanni Paolo II”, attraverso cui le persone vengono poi indirizzate agli alberghi del territorio che hanno dato disponibilità.

Proprio il vescovo di Ischia, in un messaggio pubblicato in occasione dell’evento drammatico del 26 novembre, ha fatto appello al dovere di fermarsi, dopo la tempesta del dolore, e riflettere con franchezza sulle cause umane del disastro: «Abbiamo fatto tutta la nostra parte – chiede mons. Pascarella –, perché questo evento non fosse un disastro annunciato? Ora è tempo della vicinanza, del prendersi cura, della condivisione, della prossimità. Ci sono persone ferite e sfollate, c’è chi si è visto risucchiare i suoi cari dalla furia delle acque e del fango. Essi vogliono sentire la nostra vicinanza, fatta non tanto di parole, ma di gesti concreti». Ciononostante, afferma mons. Pascarella, «davanti ai nostri occhi ci sono immagini, che abbiamo visto, anche se in modo meno drammatico, altre volte e che mai avremmo voluto rivedere!».

Difficile, in queste ore, parlare di cura del territorio e prevenzione. Tuttavia, la necessaria solidarietà che arriva da tante parti d’Italia non deve far dimenticare l’appello alla responsabilità che giunge da Casamicciola e da tante altre parti di un’Italia troppo spesso ferita dalle mani dell’uomo.

Raffaele Callia

La crescita delle disuguaglianze, fonte di ingiustizia sociale

Photo by Elyse Chia

A leggere i dati dell’ultimo Rapporto Oxfam Italia (pubblicato a gennaio di quest’anno), dal titolo La pandemia della disuguaglianza, sembrerebbe che il Covid abbia moltiplicato la sperequazione a livello globale. Nel corso degli ultimi due anni, infatti, i 10 uomini più ricchi del pianeta hanno più che raddoppiato i propri patrimoni (passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari); nello stesso periodo, invece, 163 milioni di persone sono divenute povere a causa della pandemia. Si pensi che il fondatore e presidente di Amazon – la cui ricchezza è cresciuta oltre ogni misura proprio durante la pandemia –, in questi due anni ha guadagnato più di 81 miliardi di dollari: una cifra corrispondente al costo completo stimato della vaccinazione (con tre dosi) per l’intera popolazione mondiale. In quest’oceano di sperequazione i 10 super-ricchi del pianeta detengono una ricchezza sei volte superiore al patrimonio del 40% più povero della popolazione mondiale, costituito da oltre 3 miliardi di persone.

Le disuguaglianze, dunque, hanno continuato a crescere allargando il divario preesistente tra Nord e Sud del pianeta. Non solo: le disuguaglianze sono molto cresciute anche nelle democrazie avanzate, soprattutto a partire dagli anni Ottanta del Novecento. La globalizzazione economica e l’innovazione tecnologica da un lato; un certo tipo di relazioni industriali e le politiche di contenimento delle risorse spese per il welfare dall’altro lato, hanno senza dubbio accelerato tale processo. Peraltro, le conseguenze della pandemia e l’invasione dell’Ucraina a fine febbraio 2022 hanno contribuito ad aggravare il quadro generale.

La disuguaglianza continua a costituire una sorta di ferita aperta anche in Italia, con la persistenza di un’ampia disparità fra i troppo ricchi e i troppo poveri: una disuguaglianza cristallizzatasi nel corso degli anni e in grado di determinare una sostanziale immobilità sociale ed economica, con un conseguente divario nella distribuzione del reddito che colpisce maggiormente le fasce più deboli. Tutto ciò si è tradotto in una condizione di sostanziale ingiustizia, la cui percezione di ineluttabilità è all’origine dei sentimenti di rabbia e di rancore sociale sviluppatisi in questi ultimi anni.

Stando alle stime elaborate recentemente da “Sbilanciamoci”, un think tank cui fanno riferimento diverse organizzazioni, si calcola che i 2.000 italiani più ricchi del Paese detengano una ricchezza superiore a quella dei 25.000.000 italiani più poveri: una sola di queste persone più ricche detiene il patrimonio di 15.000 poveri. Attraverso diverse fonti, fra cui il Global Wealth Report dell’Istituto di ricerca “Credit Suisse” (Global Wealth Report 2022. Leading perspectives to navigate the future), si arriva a stimare che i più ricchi detengano un quarto della ricchezza totale del Paese, mentre una trentina di anni fa ne detenevano “soltanto” il 17,0%. Lo 0,01% più ricco d’Italia (pari a 5.000 persone) avrebbe nelle proprie mani il 7,0% della ricchezza nazionale e un patrimonio medio di 128 milioni di euro.

Il tema delle disuguaglianze è sempre più al centro del dibattito pubblico e della riflessione scientifica, non solo sul versante della letteratura specialistica internazionale ma anche in ambito italiano, divenendo oggetto di confronto ampio e dialettico per molti studiosi, i quali hanno prodotto analisi e ricerche di particolare rilievo anche in questi ultimi anni.

Come ha scritto Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri, la povertà che uccide «è la miseria, figlia dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita. È la miseria che, mentre costringe nella condizione di indigenza estrema, intacca anche la dimensione spirituale, che, anche se spesso è trascurata, non per questo non esiste o non conta». La questione decisiva rimane dunque quella riguardante la giustizia sociale, la quale rende quanto mai urgente e inderogabile la lotta alle disuguaglianze.

Raffaele Callia

7 novembre 2022. Presentazione del XVII Report regionale su povertà ed esclusione sociale 2022 e del VI Rapporto annuale 2022

Lunedì 7 novembre 2022, in vista della VI Giornata mondiale dei Poveri indetta da Papa Francesco, alle ore 9 nella sala Benedetto XVI del Seminario Arcivescovile di Cagliari (via mons. Cogoni, 9) si svolgerà la conferenza stampa di presentazione del XVII Report regionale su povertà ed esclusione sociale 2022 e del VI Rapporto annuale 2022 “Di padre in figlio”. Contrastare la trasmissione della povertà intergenerazionale in Sardegna. Attività, progetti ed esperienze formative realizzati dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna.

Verranno esaminate le problematiche emergenti relative alla povertà e ai bisogni rilevati sul territorio regionale nel 2021/2022, sulla base dei dati forniti dai Centri d’ascolto delle Caritas diocesane della Sardegna, strumenti privilegiati di incontro e osservazione del disagio. Il Rapporto di quest’anno contiene un approfondimento quantitativo e qualitativo sul tema della trasmissione della povertà intergenerazionale in Sardegna.

Oltre all’analisi delle povertà, verrà fornita anche la descrizione di alcune risposte progettuali proposte dalle Caritas diocesane dell’Isola per il contrasto della cosiddetta “ereditarietà generazionale” della povertà.

Saluti
S.E. Mons. Giuseppe BATURI, Arcivescovo della diocesi di Cagliari e Segretario generale della CEI

Interventi
Presentazione del XVII Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2022
Raffaele CALLIA, Delegato regionale Caritas Sardegna e Responsabile del Servizio studi e ricerche della Caritas regionale

Illustrazione del VI Rapporto annuale 2022, dal titolo “Contrastare la trasmissione della povertà intergenerazionale in Sardegna. Attività, progetti ed esperienze formative”
Maria Chiara CUGUSI, Referente del Servizio Comunicazione della Caritas regionale

Coordina
Don Marco LAI, direttore della Caritas diocesana di Cagliari

Le iniziative diocesane per la VI Giornata mondiale dei poveri

Indicazioni dell’Amministratore apostolico e della Caritas diocesana
per vivere personalmente e comunitariamente la

Sesta Giornata mondiale dei poveri

Domenica 13 novembre 2022, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, anche la nostra Chiesa diocesana è chiamata a celebrare la sesta Giornata mondiale dei poveri, guidata dal messaggio del Papa dal titolo “Gesù Cristo si è fatto povero per voi (2 Cor 8,9)”.

Anche per la nostra comunità si propongono occasioni di riflessione, gesti di solidarietà e momenti di preghiera, per i poveri e con i poveri.

Preghiera per i poveri e con i poveri

Per quanto possibile, nelle celebrazioni eucaristiche del 12 e del 13 novembre si esorta a condividere il messaggio del Santo Padre Francesco. In ogni caso si raccomanda di sviluppare una particolare attenzione a questi temi durante le celebrazioni eucaristiche, contemplando delle specifiche intenzioni nella preghiera dei fedeli (attraverso questo link è possibile scaricare una proposta di formulario).

Si invitano alla partecipazione tutti i fedeli, in particolare gli operatori pastorali della Carità.

Inoltre, si propone alle comunità cristiane di promuovere delle adorazioni eucaristiche e di partecipare alla veglia di preghiera diocesana, che si terrà:

  • a Iglesias, il 12 novembre (ore 20.00) presso la chiesa cattedrale Santa Chiara.

Prossimità concreta per i poveri e con i poveri

Ognuno è invitato a lasciarsi coinvolgere con impegno non solo nella riflessione e nella preghiera ma anche nella solidarietà per i poveri, stando con loro. In questa prospettiva, si esorta affinché nelle celebrazioni eucaristiche, prefestive e festive, le collette siano indirizzate al sostegno dei poveri delle comunità parrocchiali (valorizzando in particolare i servizi caritativi presenti) e del Fondo di Solidarietà diocesano. Si rammenta che quest’ultimo viene regolarmente adoperato per sostenere il microcredito rivolto a famiglie in difficoltà e incoraggiare piccole imprese, oltre che, sul fronte dell’occupazione, per favorire l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Sappiamo bene come questo tempo di prova datoci dalla crisi pandemica e da quella energetica stia generando nuove fragilità anche tra i fratelli e le sorelle della nostra Diocesi.

Si esorta a promuovere collette alimentari in tutte le parrocchie della Diocesi, destinandole alle famiglie bisognose delle rispettive comunità parrocchiali, anche in questo caso valorizzando in particolare i servizi caritativi presenti (Caritas parrocchiali, volontariato vincenziano, ecc.). Le parrocchie delle Foranie di Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco e Sulcis potranno anche destinare i viveri raccolti ai rispettivi Emporio della Solidarietà (Iglesias) e Centri unici di raccolta e distribuzione (Carbonia, Sant’Antioco e Narcao). Inoltre, si esorta a valorizzare anche iniziative che possano provenire dalla comunità civile e che ci ricordano il compito di dialogare e collaborare anche con altre realtà del territorio che si impegnano sul versante della solidarietà e del bene comune.

Maggiore consapevolezza sui poveri e sulle povertà

Con l’iniziativa “Vieni e vedi” si invitano i parroci a promuovere tra i fedeli delle rispettive comunità parrocchiali delle visite presso alcune delle opere-segno promosse nella nostra Chiesa diocesana. Alcune di esse, infatti, rimarranno appositamente aperte in determinati giorni e orari per consentire, attraverso il dialogo con i volontari presenti, di “venire e vedere” secondo l’esortazione evangelica. A seguire i servizi disponibili:

  • Centro di ascolto diocesano “Marta e Maria” (Iglesias, via della decima 4): domenica 13 novembre, dalle 09.30 alle 12.00;
  • Centro di ascolto interparrocchiale “Madonna del Buon Consiglio” (Carbonia, via Satta 150): domenica 13, dalle 09.30 alle 12.00;
  • Emporio della Solidarietà (Iglesias, via Crocifisso 97): mercoledì 9, dalle 09.00 alle 12.00;
  • Centro unico di raccolta e distribuzione (Carbonia, via Lubiana 174): sabato 12 (dalle 16.30 alle 18.00) e domenica 13 (dalle 10.00 alle 12.00).

Si coglie l’occasione per ricordare che l’elenco completo dei servizi caritativi è consultabile al seguente link:
https://www.caritasiglesias.it/contatti/

 

Tra le iniziative di prossimità concreta per i poveri e con i poveri, si segnala “La settimana della solidarietà” organizzata dalle Caritas parrocchiali di Carbonia. In tutte le parrocchie di Carbonia, da lunedì 7 a domenica 13 novembre 2022, in occasione della VI Giornata mondiale dei poveri, si procederà ad una raccolta di prodotti di prima necessità da destinarsi alle famiglie più bisognose della città di Carbonia. In ciascuna parrocchia si potranno portare generi alimentari a lunga conservazione, prodotti per la pulizia della casa e per l’igiene personale. Le donazioni saranno poi conferite al Centro di raccolta e distribuzione viveri Caritas di Carbonia (in via Lubiana, 174) e saranno distribuiti alle oltre 130 famiglie che mensilmente affluiscono al Centro.
Il Centro Caritas, costituito nel 2009 dalle sette Caritas parrocchiali della città, è impegnato con numerosi volontari nel venire incontro alle esigenze di tante famiglie del territorio. Ultimamente, per diversi motivi, i prodotti che provenivano dalla Comunità europea, attraverso i fondi gestiti da AGEA (Agenzia per le erogazioni in agricoltura), e FEAD (Fondo europeo per le famiglie in estremo stato di indigenza), arrivano in maniera sempre più dilazionata; per questo motivo si fa appello alla sensibilità di tutti, per condividere quanto possibile con coloro che ne hanno bisogno.

Il tema delle povertà è assai complesso e, come ci insegnano gli studi e le ricerche esistenti, è un fenomeno multidimensionale. Sentiamo dunque l’urgenza di sviluppare una maggiore consapevolezza, anzitutto umana ed esperienziale, attraverso l’incontro quotidiano con quanti, con la propria debolezza e fragilità, esprimono il volto del Signore Gesù. Altrettanto importante è l’avere contezza della portata del fenomeno nella sua complessità, anche attraverso il servizio di quanti, all’interno della Chiesa, come nel caso della Caritas, ascoltano e osservano sistematicamente il disagio dei nostri fratelli e sorelle. A questo proposito si segnala che la Delegazione regionale della Caritas, il 7 novembre p.v., presenterà a Cagliari il “Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2022” (disponibile da quel giorno sul portale www.caritassardegna.it). Il tema di approfondimento dell’edizione di quest’anno è la trasmissione intergenerazionale della povertà.

Iglesias, 31 ottobre 2021