“Non stanchiamoci di fare il bene” (Gal 6). Il messaggio del Vescovo delegato per la Quaresima e la Pasqua

Accogliendo quotidianamente l’invito quaresimale alla conversione, ognuno di noi può sperimentare quanto sia necessario l’impegno di perseveranza nel bene.
Riusciamo a capire con immediatezza quanto sia bene per ognuno di noi essere disponibili e contribuire al bene dei fratelli intorno a noi e non cedere alla tentazione, tanto presente anche nel mondo d’oggi, “di pensare più all’avere che al donare, più ad accumulare che a seminare il bene e condividerlo”.
Quando ci capita, anche occasionalmente, di aprirci all’amore verso gli altri, il Signore ci dà la grazia di sperimentare la gioia e la libertà interiore che ne scaturiscono. Sono i primi frutti gratuiti che derivano in noi dall’imitazione di Dio, sempre aperto all’amore verso ogni uomo.
Purtroppo, a causa della nostra debolezza, ci capita anche di fare esperienza di un’altra tentazione, quella della stanchezza.
La testimonianza di Gesù nella sua Pasqua ci aiuta a capire quanto sia importante reagire a questa tentazione e impegnarci con perseveranza a vivere nella carità concreta, operando il bene verso tutti, sempre.
“Solo l’impegno a seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni di Dio”.
Preghiamo perciò il Signore ogni giorno di questa Quaresima perché ci aiuti a vincere ogni stanchezza e a superare la tentazione di rinchiuderci nel nostro egoismo.
Non stanchiamoci di chiedere sinceramente perdono ogni giorno per la nostra grettezza. Sperimenteremo ogni giorno la grazia della pace che tanto desideriamo quando guardiamo ai problemi del nostro mondo.
Non stanchiamoci di fare il bene nella carità operosa verso il prossimo, per prenderci cura di chi ci è vicino, per farci prossimi a quei fratelli e sorelle che sono feriti sulla strada della vita. Potremo sperimentare la gioia della Pasqua, giorno dopo giorno.
Chiediamo a Dio la paziente costanza dell’agricoltore (cfr Gc 5,7), per non desistere nel fare il bene, un passo alla volta, con la certezza, che ci viene dalla fede, che , “se non desistiamo, a suo tempo mieteremo e otterremo i beni promessi, per la salvezza nostra e altrui” (cfr Eb 10,36; 1Tm 4,16).

+ Giovanni Paolo Zedda
Vescovo delegato per il servizio della carità (CES)

“Per Pasqua dona un sorriso”: i risultati della raccolta donata all’Emporio della Solidarietà di Iglesias

Promossa per la prima volta su iniziativa dell’Associazione Sulcis Assistenza ODV, l’iniziativa denominata “Per Pasqua dona un sorriso”, realizzatasi a Iglesias il 3 aprile nel rione di Serra Perdosa (con la collaborazione del Comune di Iglesias, del Gruppo di volontariato vincenziano di Iglesias e delle parrocchie cittadine), ha permesso di raccogliere il frutto della generosità di tanti benefattori. Oltre sessanta differenti tipologie di prodotti hanno contrassegnato la raccolta di questa prima edizione, fra cui legumi, pasta, latte, biscotti, pelati, riso, detersivi, fette biscottate, ecc. I prodotti donati sono stati conferiti all’Emporio della Solidarietà di Iglesias, grazie all’impegno di tanti volontari messisi a disposizione per l’occasione.

La Caritas diocesana di Iglesias, a nome delle centinaia di beneficiari di tale raccolta, esprime sentimenti di gratitudine verso tutte le persone che si sono spese generosamente nel rendere possibile questa iniziativa. Si esprime un generale grazie che abbraccia tutti coloro che si sono generosamente prodigati per la riuscita dell’evento solidaristico, all’insegna della collaborazione, della solidarietà e della fraternità.

A seguire l’elenco dettagliato dei prodotti donati

Prodotto Confezioni Prodotto Confezioni
LEGUMI 2.039 DISINFETTANTE 24
PASTA 1.282 ALCOOL 20
LATTE 622 BRODO VEGETALE PRONTO 16
BISCOTTI 413 PANNOLINI 16
PELATI 357 MASCHERINE 15
RISO 320 SALE 15
DETERSIVI 262 SGOMBRO 11
FETTE BISCOTTATE 257 SUGO PRONTO 10
TONNO 248 ASSORBENTI 9
SUCCHI DI FRUTTA 219 DETER SGRAS SPRY 9
ZUCCHERO 212 DOLCI/CARAMELLE 9
CAMOMILLA 181 SPAZZOLINO 8
PASSATA DI POMODORO 167 COUS COUS 7
OMOGENIZZATI 163 COLOMBE 6
THE 147 DETERG. VARI 5
MARMELLATE 136 SALVIETTE 5
MERENDINE 135 COTECHINO 4
OLIO 135 MACEDONIA 4
ASCIUGOTTI 125 RISOTTI PRONTI 4
CARTA IGIENICA 104 SPUGNE VARIE 4
PRODOTTI FARMACEUTICI 94 ACETO 3
CAFFE’ 91 FORMAGGINI 3
DADI 90 LAMETTE DONNA 3
CREMA SPALMABILE 86 TRIPPA 3
SAPONE LIQUIDO 83 FAZZOLETTI 2
BAGNOSCHIUMA 64 FRUTTA SECCA 2
SFIZIOSITA’ 64 MIELE 2
DENTIFRICIO 53 SARDINE 2
SHAMPOO 53 TOVAGLIOLINI 2
PRODOTTI PER BAMBINO 50 FILETTI 1
FARINA 47 ORZO 1
CARNE IN SCATOLA 45 PANGRATTATO 1
DETERG. INTIMO 39 PIATTI 1

Tutti i beni conferiti grazie a tale iniziativa vengono distribuiti alle famiglie bisognose attraverso l’Emporio della Solidarietà, un’innovativa opera-segno della Caritas diocesana, grazie alla quale si è evoluto il servizio di distribuzione dei beni di prima necessità.

Dal giorno dell’inaugurazione del servizio (13 giugno 2016) l’Emporio della Solidarietà cerca di far fronte ai bisogni primari di molti nuclei familiari (ad oggi sono circa 500 le persone aiutate direttamente o indirettamente).

L’Emporio della Solidarietà si trova in uno degli spazi dell’ex mattatoio comunale ed è nato dalla collaborazione tra la Caritas diocesana di Iglesias (che ne ha promosso il progetto), le Caritas parrocchiali, il Volontariato Vincenziano, il Terz’Ordine Francescano e la Sodalitas (tutti nella città di Iglesias).

La Caritas diocesana
9 aprile 2022

A Leopoli, sedici anni prima della guerra

Locandina del Convegno tenutosi a Leopoli sulle migrazioni ucraine (17.06.2006)

Per chi ha avuto il privilegio di visitare l’Ucraina in tempi di pace, come nel caso dello scrivente, vedere le immagini di devastazione e di morte di questi giorni provoca un ulteriore motivo di sgomento. Inevitabilmente, a tali immagini dolorose si sovrappongono i ricordi, l’incredulità e il senso di impotenza per quanto sta avvenendo.

I ricordi personali sono associati a un viaggio-studio effettuato nel giugno del 2006, unitamente a una delegazione composta da alcuni ricercatori dell’équipe che annualmente cura la pubblicazione del Dossier Statistico Immigrazione e da alcuni componenti del CNEL, con lo scopo di approfondire le tematiche dell’emigrazione ucraina in Italia nei luoghi d’origine. L’esperienza servì a favorire una conoscenza del fenomeno migratorio attraverso diversi contatti istituzionali. Anzitutto con i rappresentanti dei ministeri degli Affari Esteri, dell’Interno, del Lavoro, della Giustizia, della Pubblica istruzione e delle Politiche sociali, a Kiev, attraverso cui era emerso “il bisogno di stringere contatti più stretti a livello governativo per risolvere una serie di problemi” che toccavano direttamente la vita degli allora 150.000 circa cittadini ucraini residenti in Italia (oggi, senza considerare i profughi, sono all’incirca 240.000). Oltre a ciò, tale viaggio servì ad arricchire il quadro sulle problematiche emigratorie degli ucraini che chiedevano di recarsi nel nostro Paese, anche grazie all’incontro che si tenne all’Ambasciata d’Italia a Kiev, con l’ambasciatore e il console italiani dell’epoca.

Dal punto di vista ecclesiale, fra le altre cose, il ricordo va ai momenti trascorsi presso l’Università Cattolica Ucraina di L’viv, meglio conosciuta come Leopoli (una città particolarmente vivace dal punto di vista culturale), caratterizzata da un importante convegno sulla realtà e le prospettive dell’immigrazione ucraina in Italia, al quale presero parte diversi relatori locali e italiani.

Poco prima del convegno, la delegazione italiana fu ricevuta dal rettore dell’Università, il professor Borys Gudziak, il quale descrisse il dramma del popolo ucraino per le violenze subite nel corso del Novecento. Dalle parole del rettore emerse come non vi sia stata neppure una famiglia, soprattutto nella parte occidentale dell’Ucraina, a non essere toccata dalle follie del nazismo prima (furono deportati almeno 600.000 ucraini) e del comunismo poi (per “spezzare” la schiena ai contadini che rifiutavano la “collettivizzazione”, Stalin fece scaturire una terribile carestia tra il 1932 e il 1933). Di queste tragedie, vissute con dignità e saldo spirito religioso, delle pulizie etniche e degli eccessi delle ideologie del Novecento, non si è potuto parlare fino al 1988.

Fu grazie all’iniziativa di un illustre personaggio originario di Zazdrist (nell’arcidiocesi di L’viv), il cardinale Josyf Slipyi, scomparso nel 1984, nonché guida e maestro del rettore Borys Gudziak, che fu possibile dar vita all’Università Cattolica Ucraina, proprio con l’obiettivo (assolutamente lungimirante) di preparare i credenti e la società tutta alla transizione che sarebbe derivata dalla fine dell’impero sovietico. E tutto ciò molto prima dell’avvento della Perestroika.

Ancora oggi l’Università cattolica Ucraina di L’viv è un laboratorio di pluralismo. Tra studenti e docenti vi sono greco-cattolici, latini, ortodossi, ma anche molti non credenti. L’Università Cattolica Ucraina di L’viv è sempre stata libera e aperta a tutti, ma allo stesso tempo ha sempre voluto mantenere salda la propria identità cristiana. Ogni giorno, alle 12.00, si ferma l’attività universitaria per dar spazio alla preghiera: non è obbligatoria ma non è neppure un fatto privato. E il mercoledì, quando si invita la comunità, tutto il resto si ferma: niente internet, né biblioteca e nessuna attività didattica.

Ricordo che, in conclusione del nostro incontro, il rettore Gudziak raccontò un aneddoto molto significativo sullo spirito religioso del suo popolo. Per il costituendo corso di logica il suo predecessore si mise in contatto con una professoressa di filosofia, la quale, presentatasi per la consegna delle credenziali, dichiarò apertamente il proprio ateismo. “Va bene”, rispose il rettore, “lei dice di essere atea, ma io non ne sono tanto convinto”. “Sa padre”, dichiarò in seguito la docente al nuovo rettore, “non so se sono atea o credente, ma viaggiando nell’autobus mi capita spesso di pregare”.

Si spera che la guerra finisca quanto prima e che Leopoli possa mantenere questa sua caratteristica di apertura e di pluralismo che ho avuto il privilegio di apprezzare sedici anni or sono.

Raffaele Callia

Si intensificano gli sforzi della Caritas Italiana per far fronte alle emergenze in Ucraina

Foto di Marijn Fidder, Caritas Internationalis

Una delegazione di Caritas Italiana, guidata dal direttore, don Marco Pagniello, dall’11 al 15 marzo ha effettuato una visita ai Paesi confinanti con l’Ucraina (maggiormente coinvolti nell’accoglienza dei profughi). Insieme agli operatori e ai delegati Caritas erano presenti anche Mons. Benoni Ambarus, Vescovo ausiliare della Diocesi di Roma, ed Elisa Batazzi, del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale della Santa Sede, come segno tangibile della prossimità e della vicinanza di Papa Francesco. «Con la nostra presenza – sottolinea don Marco Pagniello – vogliamo ribadire a quanti ogni giorno si prodigano senza sosta per dare aiuti e a quanti stanno pagando sulla propria pelle la follia della guerra che non sono soli».

La prima tappa è stata la Moldavia, dove la delegazione ha incontrato Mons. Anton Coșa e Edward Lucaci, rispettivamente vescovo di Chisinau e direttore di Caritas Moldavia. Si è fatta visita anche agli altri organismi ecclesiali che stanno unendo le forze per dare aiuto ai profughi. In Moldavia la Caritas ha attivato 14 centri di accoglienza che stanno ospitando diverse centinaia di persone a cui offrono assistenza con generi di prima necessità ed ha anche attivato servizi di supporto psicosociale e recupero dello stress, in particolare per famiglie con bimbi piccoli. Inoltre gli operatori e i volontari Caritas sostengono con servizi specifici anche i vari centri di smistamento governativi, assicurando supporto psicosociale, animazione per bambini e preparazione di pasti caldi e si stanno organizzando per interventi di lungo periodo, in particolare per i più vulnerabili. Domenica 13 la delegazione di Caritas Italiana ha partecipato in Romania alla celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo di Iasi, Mons. Josif Paulet; in questo Paese la delegazione ha visitato il centro di prima accoglienza allestito dalla Caritas diocesana di Iasi a Siret, al confine con l’Ucraina, dove si organizza la prima accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. La delegazione è poi partita per la Polonia, dove ha incontrato la Chiesa locale e ha visitato i centri di accoglienza Caritas a Przemysl.

Caritas Italiana è in collegamento continuo con le Caritas che sono in Ucraina: Caritas Spes (della Chiesa latina) e Caritas Ucraina (della Chiesa greco-cattolica). Inoltre, Caritas Italiana opera in coordinamento con Caritas Europa e Caritas Internationalis e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti con l’Ucraina, le quali si stanno già adoperando per l’accoglienza delle persone in fuga dalle zone in conflitto.

«La guerra è quando quegli eventi che hai pianificato nel calendario in un istante perdono il loro valore e, come un fantasma del passato di pace, ti ricordano una vita tranquilla. La guerra è come un “mercoledì delle ceneri” che arriva una settimana prima del solito. La guerra è come se sette giorni diventassero un giorno solo. La guerra è un tempo prima e dopo. La guerra è quando le parole “ricordati di essere polvere” si materializzano». Con queste parole don Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas-Spes Ucraina, è intervenuto (online) da Kiev giovedì 3 marzo, in occasione di un momento di confronto promosso dalla Caritas Italiana e aperto alle Caritas diocesane (presente anche la Caritas diocesana di Iglesias). «In questo momento difficile, c’è un grande bisogno di unità e sostegno. Abbiamo bisogno di sentire che non siamo soli». All’angoscia per i bombardamenti, le morti e i feriti che, come sempre, vedono coinvolti tantissimi civili si somma anche la preoccupazione per il numero di profughi in crescita che sta cercando di lasciare le proprie case per trovare riparo in altre parti dell’Ucraina e nei Paesi limitrofi. Al confronto (online) del 3 marzo ha preso parte anche Tetiana Stawnychy, Presidente di Caritas Ucraina, la quale da Lviv (Leopoli) ha lanciato un toccante appello: «Vi chiediamo di starci vicino con la solidarietà e la preghiera».

A partire dal 24 febbraio sono iniziate le attività di coordinamento interno della rete delle Caritas diocesane italiane, in particolare attraverso suggerimenti operativi, informazioni logistiche, aggiornamenti. Caritas Italiana ha condiviso informazioni e consigli metodologici negli interventi all’estero e per l’accoglienza in Italia, raccogliendo le diverse richieste diocesane e cercando di fornire risposte precise e tempestive.

Caritas Italiana, insieme a tutta la rete delle Caritas diocesane, sostiene le due Caritas in Ucraina «con aiuti concreti e con un ruolo promozionale, con l’invito anche a riflettere sulle cause della guerra e con costante attenzione alle persone. È inoltre accanto e a supporto delle Caritas dei paesi confinanti, per aiutarle nell’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra». Caritas Italiana supporta varie attività e progetti delle Caritas in Ucraina, fin dal 2014. I filoni di intervento che la Caritas Italiana sta attualmente seguendo sono:

1) coordinamento con il network europeo e internazionale e comunicazione in Italia;
2) supporto agli interventi umanitari in Ucraina;
3) supporto agli interventi umanitari nei Paesi limitrofi;
4) preparazione per l’accoglienza degli ucraini in Italia.

Come si legge in una nota del 5 marzo scorso di Caritas Italiana «i primi progetti di risposta ai bisogni emergenti (appelli di emergenza) definiti da Caritas in Ucraina e dalle Caritas dei Paesi limitrofi per consentire gli interventi emergenziali nelle prime settimane (beni di prima necessità, trasporto sicuro, accompagnamento delle persone in condizione di maggiore sicurezza possibile, accoglienza nei centri Caritas per rispondere ai bisogni primari, supporto psico-sociale) richiedevano inizialmente un impegno finanziario complessivo di circa 5 milioni di euro». Tale impegno, come si legge in una nota del 24 marzo, è cresciuto sensibilmente: lo sforzo richiesto dalle Caritas nazionali in Ucraina e nei Paesi limitrofi per i primi mesi di interventi è di circa 20 milioni di euro, al momento scoperto per più del 50%.

Caritas Italiana ha subito avviato raccolte fondi e, grazie alla risposta solidale di tanti che stanno donando con generosità, ha già erogato contributi a Caritas Ucraina e Caritas Moldova, in raccordo con Caritas Internationalis. Molto importante anche il sostegno di TV2000, del Sir e degli altri media ecclesiali; in particolare Avvenire, Famiglia Cristiana e Vita Pastorale hanno a loro volta lanciato raccolto per Caritas Italiana sulle loro testate.

Da parte della Caritas è inoltre costante il confronto con le istituzioni pubbliche (Ministero degli Affari Esteri, Ministero dell’Interno, Prefetture), con la rete delle associazioni cattoliche e con diversi attori non-governativi italiani.

«I tanti frutti solidali che fioriscono nelle nostre comunità sono preziose occasioni di animazione alla pace ma anche gesti concreti di sostegno e vicinanza, che ci impegniamo a finalizzare al meglio». Don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, sottolinea con queste parole – in un comunicato stampa della Caritas Italiana del 9 marzo – la decisione di mettere a disposizione altri 100 mila euro per gli interventi delle Caritas nelle zone di guerra: assistenza umanitaria agli sfollati interni (con aiuti materiali e sostegno psicologico), protezione dei minori in coordinamento con le autorità locali, trasporto in zone sicure, ecc.

«Operatori di Caritas in Polonia, Romania, Ungheria, Slovacchia e Moldavia – prosegue il comunicato di Caritas Italiana – sono alle frontiere e nei centri di prima accoglienza e hanno anche allestito servizi di trasporto verso i Paesi confinanti e la distribuzione di carte prepagate, perché ognuno possa rispondere in autonomia ai propri bisogni di base acquistando negli esercizi commerciali locali […]. Caritas Italiana continua anche a chiedere con forza l’immediata fine delle azioni militari e resta unita nella preghiera, accanto al popolo ucraino».

 

Interventi umanitari in Ucraina

Il supporto economico, tecnico e materiale di Caritas Italiana sta andando anzitutto a favore degli interventi umanitari promossi dalle due Caritas nazionali ucraine (Caritas Ucraina e Caritas Spes) dove la situazione si sta aggravando, perché la popolazione civile sta diventando un bersaglio sempre più frequente: case, scuole, ospedali e altre infrastrutture critiche sono state colpite con attacchi militari in tutta l’Ucraina.
Sono ancora in corso evacuazioni su larga scala; tuttavia, queste evacuazioni rimangono estremamente pericolose e decine di autobus sono stati rimandati indietro nel corso degli ultimi giorni.
Caritas Ucraina dall’inizio del conflitto ha assistito più di 70.000 persone. Dieci uffici della Caritas nell’Ucraina occidentale (Kolomyja, Chortkiv, Nadvirna. Zhytomyr, Drohobych, Termopil, Chernivtsi, Buchach, Dnipro e Chortkiv) hanno organizzato alloggi pronti ad accogliere 773 sfollati interni per un soggiorno lungo/breve. Dall’inizio della guerra, Caritas Ucraina e i suoi centri locali hanno ricevuto 400 tonnellate di aiuti; 160 tonnellate sono state inviate nelle regioni dove sono attualmente in corso le ostilità.
Caritas Spes sta operando attualmente attraverso i suoi 34 Centri, in collaborazione con le parrocchie romano-cattoliche. Pertanto alle persone assistite da Caritas Ucraina si aggiungono i 71.693 beneficiari che dall’inizio del conflitto hanno ricevuto assistenza da parte di Caritas Spes. Ad oggi, 21.708 persone hanno ricevuto riparo e alloggio e sono stati forniti cibo e beni materiali a 57.021 persone.

 

Interventi umanitari nei Paesi limitrofi

Le conseguenze della guerra sulle persone sono devastanti. Ai 6,5 milioni di sfollati interni si aggiungono i quasi 3,5 milioni di persone che hanno lasciato l’Ucraina per raggiungere altri Paesi. Di questi, circa 1,5 milioni sono minori. Secondo le cifre Onu, la Polonia ha ospitato 2 milioni di ucraini che vanno ad aggiungersi ai tanti profughi già presenti nel Paese, arrivati negli anni precedenti. La Romania accoglie circa 470.000 persone, la Moldavia 350.000, l’Ungheria 270.000 e la Slovacchia 220.000. Altri 141 mila sono arrivati nella Repubblica slovacca, 83 mila in Moldavia, dove sono transitate almeno 350.000 persone. Caritas Italiana è in contatto costante con tutte le Caritas di questi paesi per raccogliere informazioni e fornire loro supporto, tecnico e materiale a favore degli interventi umanitari promossi in loco. In particolare, Caritas Italiana ha già supportato Caritas Moldavia con un contributo di 100.000,00 euro.

 

Accoglienza in Italia

Caritas Italiana ha avviato da tempo un primo monitoraggio puntuale circa la situazione dell’accoglienza sui territori. La rete Caritas, al 10 marzo, ha dato disponibilità per un totale di circa 6.000 posti. Intanto continua l’interlocuzione di Caritas Italiana con le autorità nazionali per definire le migliori condizioni di accoglienza per i cittadini ucraini e per valutare possibili canali umanitari di ingresso, anche di cittadini ucraini al momento bloccati alle frontiere dell’Unione europea. Caritas Italiana sta diffondendo capillarmente alle Caritas diocesane tutti gli aggiornamenti sulle misure di accoglienza e sulle varie disposizioni ministeriali. Inoltre, in questi giorni si sta predisponendo quanto necessario per far giungere in Italia un certo numero di profughi attraverso canali sicuri. In questa prospettiva è stata chiesta la disponibilità gratuita di posti in accoglienza emergenziale all’interno di appartamenti autonomi, strutture diocesane, istituti religiosi e parrocchie. Per quanto concerne la disponibilità all’accoglienza diretta in famiglia si attendono indicazioni puntuali da parte della Protezione Civile, che intende strutturare un sistema, oltre ai Cas e al Sai, di “accoglienza diffusa in famiglia”. Dal 21 al 22 marzo, grazie alla collaborazione con l’ong “Solidaire” e il supporto di “Open Arms”, con i primi “voli umanitari” dalla capitale della Polonia (Varsavia), sono arrivate alcune centinaia di profughi dall’Ucraina in Italia per essere accolti da alcune Caritas diocesane. I “voli umanitari” sono una modalità veloce e sicura promossa da Caritas Italiana per far arrivare in Italia i profughi in fuga dalla guerra in Ucraina. Tra le prime persone in arrivo principalmente donne e bambini, che godranno di un permesso di protezione umanitaria temporaneo.

A oltre un mese dall’inizio del conflitto, la Caritas intensifica l’impegno accanto alla popolazione ucraina e rinnova appelli e preghiere perché si fermi subito la guerra. Nei giorni scorsi S.E. Mons Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo latino di Leopoli, ha accolto S.E. Mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, che in questi giorni si è recato a Leopoli insieme a don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana, ed Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli. “Mi sono recato in questa terra martoriata – ha affermato Mons. Baturi – per incontrare un caro amico e assicurargli vicinanza. Ho constatato le ferite di questa nazione, il senso di paura e precarietà che si avverte quando si attivano gli allarmi nella città, il bisogno di un supporto fraterno per lenire le sofferenze di una popolazione duramente provata”. “Abbiamo voluto far sentire ancora una volta la nostra vicinanza, nella preghiera e nella carità operosa che non si stanca di alimentare la speranza, anche tra le macerie di una guerra”. Così don Pagniello ha incoraggiato don Vyacheslav Grynevych, Direttore di Caritas Spes, e Tetiana Stawnychy, presidente di Caritas Ucraina, a proseguire nella loro incessante azione accanto alla popolazione locale, assicurando il sostegno di Caritas Italiana. Caritas Italiana, come segno tangibile di vicinanza, ha messo a disposizione altri 600mila euro per le Caritas in Ucraina – in particolare in favore di chi sta subendo traumi e disagi psicologici – in Polonia, in Romania e negli altri Paesi impegnati nell’accoglienza, inclusa l’area balcanica. Nel contempo prosegue l’accoglienza diffusa nelle Diocesi che si apprestano anche a vivere un momento di preghiera per la pace durante le celebrazioni della Domenica delle Palme (la proposta di Preghiera per la Pace è disponibile sul sito della CEI www.chiesacattolica.it).

Sul sito della Caritas Italiana è attiva una sezione “Emergenza Ucraina“. Inoltre, sono disponibili schede, foto e video.

Pagina aggiornata all’8 aprile 2022

La solidarietà della rete Caritas in favore della popolazione ucraina

«In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada. E non smettiamo di pregare, anzi, supplichiamo Dio più intensamente». «Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Non parte dalla gente, non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. Si affida alla logica diabolica e perversa delle armi, che è la più lontana dalla volontà di Dio». In occasione dell’Angelus di domenica 27 febbraio, Papa Francesco ha espresso il dolore della Chiesa universale per la tragedia di un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa.

La capitale dell’Ucraina, Kiev, è sempre sotto assedio e, oltre alle vittime e ai feriti provocati dalla guerra, si registra il rischio di una catastrofe umanitaria, mentre si contano centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati nei Paesi limitrofi. In questo quadro – come si legge in un comunicato della Caritas Italiana – «è sempre più difficile l’opera di soccorso della Caritas in Ucraina che moltiplica gli sforzi per far fronte ai bisogni immediati, ma anche per dare ascolto e sostegno psicologico alla popolazione sconvolta dalla follia della guerra». Gli operatori della Caritas stanno cercando di mantenere attiva tutta la rete dei centri polivalenti che sono stati attrezzati per aiutare i tanti sfollati. Attraverso tali centri e altre strutture, che man mano si stanno rendendo disponibili, si stanno distribuendo generi alimentari, prodotti per l’igiene, acqua potabile, e prodotti per il riscaldamento; si sta fornendo assistenza sanitaria, supporto psicologico, accoglienza, anche alle persone anziane rimaste sole. Operatori e volontari sono mobilitati per trasportare le persone più vulnerabili in zone più sicure.

Caritas Italiana ha messo a disposizione 100.000 euro per i bisogni immediati e resta accanto alle Caritas in Ucraina e alla popolazione tutta. Ringrazia quanti stanno già sostenendo con generosità gli interventi umanitari in atto e rinnova l’appello alla raccolta fondi. Caritas Italiana ha anche accolto l’invito che la Presidenza della CEI ha fatto a tutte le Chiese che sono in Italia a unirsi in una corale preghiera per la pace e ad aderire alla Giornata di digiuno indetta da Papa Francesco per il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, per la conversione dei cuori e per invocare il dono della pace.

Anche la Chiesa diocesana di Iglesias non rimane indifferente e fa appello affinché ognuno faccia la propria parte. Mentre si stanno valutando delle possibilità per eventuali accoglienze di profughi, anche nell’ipotesi di possibili “ricongiungimenti familiari” in senso lato (sono in corso contatti in merito con la rete Caritas) si invitano le comunità parrocchiali e ogni persona di buona volontà a dare il proprio contributo.

Le collette, personali e comunitarie (anche a livello parrocchiale), potranno essere versate sul seguente conto:

DIOCESI DI IGLESIAS – CARITAS DIOCESANA
Codice IBAN: IT 36 M 01015 43910 000000016779
Causale: “Europa/Ucraina”

Successivamente, la Caritas diocesana inoltrerà le cifre raccolte alla Caritas Italiana per gli interventi più urgenti.

La Caritas diocesana di Iglesias
28 febbraio 2022

Guerra in Ucraina. La diocesi di Iglesias vicina alle comunità colpite

Mentre si continua a sperare e a pregare affinché cessino le violenze della guerra, la Diocesi di Iglesias, con il suo Vescovo Giovanni Paolo, continua ad esprimere la propria vicinanza alle popolazioni colpite.

In data 11 aprile 2022, il Dipartimento della Protezione civile ha pubblicato un Avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse per lo svolgimento di attività di accoglienza diffusa sul territorio nazionale, a beneficio dei profughi ucraini. A questo avviso ha risposto anche Caritas Italiana, che coordina la disponibilità delle diocesi italiane. Anche le Caritas diocesane della Sardegna, compresa quella di Iglesias, sono pronte a fare la propria parte nell’accoglienza. Il 6 maggio 2022, il Dipartimento della Protezione civile ha reso noto l’elenco dei soggetti le cui manifestazioni di interesse sono state valutate positivamente per la sottoscrizione delle convenzioni, fra cui Caritas Italiana. Anche la Caritas diocesana di Iglesias, dunque, è stata reputata idonea all’accoglienza di 28 persone (19 a Iglesias e 9 a Carbonia).

La rete delle Caritas diocesane opera in sinergia con le iniziative promosse da Caritas Italiana per fronteggiare l’emergenza. In questa sezione è possibile consultare gli aggiornamenti sui programmi di aiuto umanitario e sul piano di accoglienza.

La Chiesa diocesana di Iglesias continua a fare appello affinché ognuno faccia la propria parte. Si rinnova l’invito alle comunità parrocchiali e a ogni persona di buona volontà a dare il proprio contributo. Si sollecitano le parrocchie a sensibilizzare le rispettive comunità parrocchiali e a promuovere momenti di preghiera per la pace, nonché di approfondimento conoscitivo sull’emergenza in atto.

La Caritas diocesana si rende disponibile con i propri collaboratori, in particolare con il Gruppo diocesano di educazione alla giustizia, alla pace e alla mondialità.

Si ribadisce che non sono previste raccolte e spedizioni di beni materiali (alimentari, coperte, medicinali, ecc.) da inviare in Ucraina e si raccomanda alle Caritas parrocchiali di evitare di aderire a raccolte di alimenti, vestiario e medicinali se non concordate a livello diocesano e di operare sempre in rete (in coordinamento con la Caritas diocesana) e non da soli. L’aiuto in denaro, coordinato dalla Caritas Italiana, è il modo più semplice ed efficace per far giungere la solidarietà della Chiesa italiana a quelle popolazioni. Le collette, personali e comunitarie (anche a livello parrocchiale), potranno essere versate sul seguente conto:

DIOCESI DI IGLESIAS – CARITAS DIOCESANA
Codice IBAN: IT 36 M 01015 43910 000000016779
Causale: “Europa/Ucraina”

Al 13 maggio 2022 la cifra raccolta, e già inviata a Caritas Italiana, è pari a euro 25.540,00.

Tale cifra è stata ottenuta grazie alla generosità di:
– Parrocchie e comunità religiose (63,8%);
– Dotazione propria della Caritas diocesana (15,7%);
– Privati (13,5%);
– Associazioni di volontariato (7,0%).

Il Consiglio Episcopale Permanente della CEI, riunitosi a Roma dal 21 al 23 marzo 2022, rinnovando «l’invito a intensificare la preghiera perché si ponga la parola fine all’atrocità di un conflitto folle», ha esortato le Diocesi italiane ad attivarsi, come segno della concreta solidarietà di tutti i credenti, per una giornata di raccolta fondi da inviare entro il 15 maggio p.v. a Caritas Italiana. Per tale ragione, la Diocesi di Iglesias ha chiuso la propria colletta una settimana prima, ovverosia domenica 9 maggio 2022, e ha provveduto a inoltrare quanto raccolto in tempo utile alla Caritas Italiana.

Attraverso questo link è possibile consultare una nota di aggiornamento (al 16 maggio 2022) sulla crisi e sugli esiti della colletta diocesana.

Per conoscere i progetti e le iniziative promosse dalla rete Caritas, grazie alle suddette donazioni, è possibile consultare il report Emergenza Ucraina. La risposta Caritas (giugno 2022).

Ogni altra forma di disponibilità o richiesta di ulteriori informazioni può essere segnalata scivendo a: emergenzaucraina@caritasiglesias.it

Caritas diocesana di Iglesias
Pagina aggiornata al 19 settembre 2022

 


Documenti per l’approfondimento
Dossier “Emergenza Ucraina. La risposta Caritas”, di Caritas Italiana (agosto 2022)
Decreto di individuazione dei soggetti da convenzionare per l’accoglienza diffusa (06/05/22)
Avviso manifestazione di interesse per accoglienza ucraini (11/04/22)
Ordinanza della Protezione Civile n. 881 (29/03/22)
DPCM 28 marzo 2022. Protezione temporanea per la popolazione ucraina (28/03/22)
Piano minori stranieri non accompagnati (25/03/22)
Indicazioni operative Dipartimento Protezione Civile per l’accoglienza e l’assistenza ucraini (21/03/22)
Decreto Legge 21 marzo 2022 , n. 21
Ordinanza della Protezione Civile n. 876 (13/03/22)
Intervista al Presidente di Caritas Italiana, Mons. Redaelli (Avvenire, 11/03/22)
Benvenuto in Italia (lingua ucraina)_10.03.22
Benvenuto in Italia (lingua inglese)_10.03.22
Benvenuto in Italia (lingua italiana)_10.03.22
Linee guida per segnalazione minori profughi provenienti dall’Ucraina (10/02/22)
Circolare della Prefettura di Cagliari, indirizzata agli Enti locali territorialmente competenti (10/03/22)
Circolare del Ministero dell’Interno su protezione temporanea (10.03.2022)
Circolare del Ministero dell’Interno “crisi ucraina” (08/03/22)
Ordinanza della Protezione Civile n. 873 (06/03/22)
Circolare Ministero Istruzione. Accoglienza scolastica ucraini (04/03/22)
Ordinanza della Protezione Civile n. 872 (04/03/22)
Lettera di Mons. Stefano Russo, Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana (03/03/22)
Circolare Commissario straordinario attuazione misure Covid, in favore di cittadini ucraini (03/03/22)
Circolare del Ministero della Salute (03/03/22)
Circolare del Ministero dell’Interno “accoglienza ucraini” (02/03/22)
Decreto Legge 28 febbraio 2022, n. 16
Delibera del Conisiglio dei Ministri 22A01599 (28/02/22)
Dossier “Ucraina – La follia della guerra”, di Caritas Italiana, aggiornato al 28 febbraio 2022
Scheda Ucraina (aggiornata al 23 febbraio 2022)

Preghiera e digiuno per la pace

L’invito del Vescovo Giovanni Paolo a raccogliere l’appello di Papa Francesco per il mercoledì delle ceneri

Ai Sacerdoti e Diaconi e alle Comunità parrocchiali

Invito tutta la Comunità diocesana ad aderire all’appello rivolto da Papa Francesco nell’ultima Udienza generale di dedicarci intensamente alla preghiera e al digiuno per la pace nella giornata di mercoledì prossimo, mercoledì delle ceneri.

Sollecitati dalla Presidenza CEI, ogni battezzato voglia unirsi a questa intenzione di preghiera in questo tempo di Quaresima che stiamo iniziando.

“La pace è un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve mai rinunciare”. Invochiamo il Signore Gesù, principe della pace, e la Vergine Santissima perché sia risparmiato all’Europa e al mondo un ulteriore terribile flagello.

La nostra preghiera accorata per la pace nel mondo sia sostenuta dal nostro rinnovato sincero impegno di conversione all’ascolto, all’accoglienza della realtà, all’azione dello Spirito di carità, nella nostra gioiosa fatica a camminare insieme ogni giorno nella luce della Pasqua di Cristo.

+ Giovanni Paolo Zedda

La crisi ucraina nel cuore dell’Europa e il rischio di imboccare una strada senza ritorno

Dopo giornate estenuanti di tentativi diplomatici, di dichiarazioni tattiche a distanza e messaggi in codice delle agenzie di intelligence, la crisi in Ucraina rischia di imboccare una strada senza ritorno. Il 21 febbraio, con un discorso televisivo alla nazione, il presidente russo Vladimir Putin, dichiarando che «l’Ucraina è parte della storia russa», ha annunciato la decisione di riconoscere come entità indipendenti le due autoproclamate Repubbliche ucraine secessioniste di Lugansk e Donetsk.

Si tratta di un punto di svolta decisivo – per quanto rappresenti de jure il riconoscimento di una situazione esistente da almeno otto anni – nella prolungata crisi che sta vedendo contrapposte da un lato la Russia di Putin, con le sue nostalgie sovietiche, e dall’altra l’Ucraina, con i suoi alleati europei, la Nato e dunque gli Stati Uniti d’America. Dal punto di vista diplomatico è senz’altro un punto di svolta in quanto pone sostanzialmente la parola fine agli accordi di Minsk e alle intermediazioni tedesca e francese, attraverso cui si era avviato un processo volto a definire lo status giuridico dei due territori all’interno del sistema politico dell’Ucraina.

Dal punto di vista militare il discorso televisivo di Putin ha costituito la premessa a un intervento d’appoggio, a carte scoperte (visto che già da tempo il Cremlino fornisce aiuti finanziari e strumentali ai ribelli di quelle due regioni), in quella che Mosca definisce da tempo come una vera e propria guerra civile tra le forze governative ucraine e i separatisti filorussi. La minaccia di sanzioni economiche pesantissime e il rischio di un isolamento della Russia da parte della comunità internazionale, fino ad arrivare all’esplodere di un conflitto su vasta scala, sembrerebbe non scoraggiare Putin dall’intraprendere una strada che potrebbe risultare senza ritorno.

Intanto proseguono le evacuazioni di numerosi civili russi e filorussi dai territori di Donetsk e Lugansk verso la Russia, con la giustificazione di una minaccia incombente (smentita da Kiev) di invasione da parte delle forze governative ucraine: per gli Stati Uniti si tratterebbe dell’ennesima mossa propagandistica del Cremlino volta a giustificare un intervento militare. Cosa che è effettivamente avvenuta nelle prime ore del 24 febbraio.

Sono sostanzialmente tre le ragioni che spingono la Russia di Putin a proseguire con determinazione la strada intrapresa; si tratta di ragioni di carattere storico, politico ed economico. Dal punto di vista storico va ricordato che Kiev fu la capitale del principale Stato slavo orientale noto come Rus’ di Kiev. Nel corso del Novecento la Repubblica Socialista Sovietica Ucraina è rimasta unita a Mosca per ben 57 anni e solo nel 1991, dopo il crollo del regime sovietico, il Paese ha intrapreso una storia autonoma e indipendente dal Cremlino. Dal punto di vista politico, invece, la paventata espansione della Nato verso Est (richiesta esplicitamente dall’Ucraina) rappresenta una minaccia per Mosca, che vedrebbe ulteriormente ridotta la sua sfera di influenza internazionale. Infine, vi sono ragioni economiche: storicamente l’Ucraina è stata una sorta di “granaio” della Russia, per il fatto di essere una terra molto fertile che produce soprattutto cereali; notevoli, inoltre, sono le materie prime quali carbone, minerali di ferro, gas naturale e petrolio.

La crisi ha imboccato una strada pericolosa, proprio perché dalle parole si è passati ai fatti. Ora più che mai è necessario che la diplomazia non cessi di esercitare ogni sforzo possibile per scongiurare il peggio, individuando quanto prima una strada pacifica per risolvere la crisi. Si tratta di una priorità che riguarda i rapporti tra Russia e Ucraina e l’intera Europa, ma non solo.

Intanto, Papa Francesco invita tutti a fare «del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace [incoraggiando in particolare] i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno». Nel corso dell’udienza di ieri, mercoledì 23 febbraio, il pontefice ha espresso il proprio dolore «per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi [ha dichiarato Papa Francesco] a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale».

Raffaele Callia

COMUNICATO STAMPA. “Miracolo di Natale 2021”: i risultati della raccolta donata all’Emporio della Solidarietà di Iglesias

La locandina dell’edizione 2021 del “Miracolo di Natale”

COMUNICATO STAMPA

“Miracolo di Natale 2021”: i risultati della raccolta donata all’Emporio della Solidarietà di Iglesias


Iglesias, 17 febbraio 2022

Pur con il persistere delle difficoltà connesse alla pandemia, anche nell’edizione 2021 del cosiddetto “Miracolo di Natale” non è venuta meno la generosità delle persone. Oltre quaranta differenti tipologie di prodotti hanno contrassegnato la raccolta di questa edizione, fra cui pasta, zucchero, latte, pelati, tonno in scatola, legumi, olio, biscotti, fette biscottate, prodotti per l’infanzia, ecc. La manifestazione si è svolta giovedì 16 dicembre, tagliando il 25° traguardo di un evento ideato da Gennaro Longobardi (in collaborazione con l’emittente televisiva “Sardegna Uno”) che da sei anni, oltre che a Cagliari e in altre città, viene realizzata anche a Iglesias grazie alla generosa partecipazione di un nutrito raggruppamento di volontari formato da associazioni, gruppi spontanei, scolaresche, artisti e semplici cittadini.

La Caritas diocesana di Iglesias, a nome delle centinaia di beneficiari di tale raccolta, esprime sentimenti di gratitudine verso tutte le persone che si sono spese generosamente nel rendere possibile questa iniziativa. Per evitare di dimenticare qualcuno o qualche organizzazione, si esprime un generale grazie che abbraccia tutti coloro che si sono generosamente prodigati per la riuscita dell’iniziativa, all’insegna della disponibilità, del sacrificio, della collaborazione, del rispetto e della condivisione di valori quali la solidarietà e la fraternità.

A seguire l’elenco dettagliato dei prodotti donati presso i locali dell’Exmà di Iglesias.

Prodotto Quantità
1) Pasta gr 500 2.845
2) Zucchero Kg 1 795
3) Latte da lt 1 740
4) Pelati gr 800 694
5) Tonno gr 80 658
6) Legumi gr 400 622
7) Omogenizzati PZ 2 592
8) Biscotti gr 400 543
9) Passata gr 700 307
10) Riso kg 1 241
11) Olio di semi lt 1 228
12) Succhi di frutta tris 223
13) Caffè  gr 250 196
14) Olio Evo lt 1 177
15) Brioche crema (confezioni) 153
16) Crackers gr 400 151
17) Sale Kg 1 127
18) Shampoo (confezioni) 87
19) Panettoni 86
20) Farina Kg 1 63
21) Fette biscottate gr 400 59
22) Pasta per l’infanzia gr 340 55
23) Biscotti per l’infanzia (confezioni) 50
24) Dentifricio (tubetti) 45
25) Bagno Schiuma (confezioni) 43
26) Carne in scatola gr 70 40
27) Pandoro 39
28) Creme e Semolino (confezioni) 34
29) Risotti liofilizzati (confezioni) 29
30) Igiene intima (confezioni) 28
31) Pannolini (confezioni) 27
32) Latte in polvere per l’infanzia (confezioni) 21
33) Aceto lt 1 20
34) Polenta (confezioni) 19
35) Bevande Varie lt 1,5 17
36) Prodotti igiene infanzia (confezioni) 15
37) Pappe (confezioni) 14
38) Marmellata gr 400 11
39) Dadi x 20 10
40) Latte liquido per l’infanzia 500 ml 10
41) Purè di patate (confezioni) 4
42) Scottex (confezioni) 4
43) Carta igienica (confezioni) 3
44) Concentrato (confezioni) 2
45) Cioccolata in tazza (confezioni) 2
46) Succhi di frutta lt 1 2

Tutti i beni conferiti grazie al “Miracolo di Natale” si stanno distribuendo alle famiglie bisognose attraverso l’Emporio della Solidarietà, un’innovativa opera-segno della Caritas diocesana, grazie alla quale si è evoluto il servizio di distribuzione dei beni di prima necessità.

Dal giorno dell’inaugurazione del servizio (13 giugno 2016) l’Emporio della Solidarietà cerca di far fronte ai bisogni primari di molti nuclei familiari (ad oggi sono circa 500 le persone aiutate direttamente o indirettamente). I prodotti alimentari più consumati sono: pasta, latte, legumi, passata di pomodoro, pelati, cibi in scatola (come tonno o carne), alimenti per neonati, biscotti, fette biscottate e zucchero. A seguito di un’apposita autorizzazione rilasciata dall’Azienda Sanitaria Locale, sono disponibili anche i prodotti “freschi”, quali formaggi, burro e insaccati. Il servizio permette anche la dotazione di prodotti per l’igiene personale e domestica.

L’Emporio della Solidarietà si trova in uno degli spazi dell’ex mattatoio comunale ed è nato dalla collaborazione tra la Caritas diocesana di Iglesias (che ne ha promosso il progetto), le Caritas parrocchiali, il Volontariato Vincenziano, il Terz’Ordine Francescano e la Sodalitas (tutti nella città di Iglesias).

Per maggiori approfondimenti si può consultare la pagina:  Progetto “Emporio della Solidarietà”

La Caritas diocesana

L’immigrazione in Sardegna in epoca di pandemia

Photo by Kyle Glenn on Unsplash

È fuor di dubbio che, a causa della pandemia, gli ultimi due anni siano stati particolarmente difficili. Oltre agli aspetti squisitamente sanitari, con le terribili cifre dei morti e delle persone costrette ai ricoveri d’urgenza nelle terapie intensive, si sono sommati quasi subito gli effetti sul piano economico, con la contrazione dell’occupazione e della produzione del reddito, e su quello sociale: sono cambiati gli stili di vita e diversi ambiti della quotidianità.

La pandemia ha anche inciso sul versante della mobilità umana, proprio perché a causa delle restrizioni imposte dalla situazione sanitaria i flussi migratori sono stati ampiamente ridimensionati a livello mondiale rispetto agli anni passati. In Italia, complice la pandemia, negli ultimi due anni la popolazione residente ha subito una significativa diminuzione: sono diminuite le nascite, sono aumentati i decessi e anche il saldo migratorio non è stato in grado di compensare le perdite. Non è un caso che si parli, per l’Italia, di un vero e proprio “inverno demografico”.

In Sardegna, stando ai dati Istat, la popolazione in questi ultimi due anni è scesa sotto il milione e seicentomila residenti. È evidente come anche in Sardegna il saldo migratorio, che pure aveva contribuito a rendere stabile in passato il bilancio demografico, non riesca più a compensare il saldo naturale, ininterrottamente negativo da oltre un decennio (oltre 10mila unità in meno il dato registrato nel corso del 2020); segno assai chiaro di una tendenza in atto, di carattere strutturale, anche nella demografa isolana.

I dati sugli stranieri residenti nell’Isola alla fine del 2020 pongono in luce una popolazione pari a 49.322 unità (incidenza del 3,1% sul totale della popolazione residente in Sardegna), di cui la maggior parte di sesso femminile (52,7%). Si tratta di una presenza concentrata per oltre il 70% tra le province di Cagliari e Sassari. La Sardegna si posiziona in fondo alle graduatorie regionali per numero di residenti stranieri (insieme alla Basilicata, al Molise e alla Valle d’Aosta), ospitando circa l’1,0% di tutti gli immigrati residenti in Italia. Un aspetto quantitativo che conferma come la Sardegna non sia particolarmente attrattiva rispetto ad altri contesti regionali.

Alla fine del 2020 i cittadini non comunitari titolari di permesso di soggiorno erano 25.293, di cui oltre la metà concentrati nella provincia di Cagliari. Escludendo dal calcolo i possessori di un permesso di lungo periodo o una carta di soggiorno, più della metà dei permessi sono stati rilasciati per motivi di famiglia (51,5%), un quarto per motivi di lavoro, il 16,9% per protezione internazionale.

I romeni continuano a collocarsi in vetta alla graduatoria delle collettività straniere, con un notevole distacco dalla collettività senegalese e con una quota pari al 22% di tutta la popolazione immigrata residente in Sardegna, di cui ben oltre la metà di sesso femminile (69,3%). La romena e le altre collettività provenienti dal continente europeo, fra cui l’ucraina, la tedesca e la polacca, assorbono poco meno di un terzo dei cittadini stranieri residenti in Sardegna. Seguono le collettività africane, provenienti in particolare dal Senegal e dal Marocco (rispettivamente la seconda e la terza collettività nella graduatoria regionale); quelle asiatiche, in particolare la cinese e la filippina; le collettività provenienti dal continente americano, segnatamente dall’America Latina (specie dal Brasile). Infine, risultano pochissimi i residenti provenienti dall’Oceania, per lo più dall’Australia.

L’affacciarsi della crisi sanitaria, con gli effetti conseguenti al confinamento, ha influito in modo determinante sulla produzione di reddito da lavoro anche per gli stranieri; soprattutto per quelle categorie professionali (ad esempio nell’ambito dell’attività di commercio, anche ambulante, e della ristorazione) prive di particolari tutele e che non hanno potuto godere da subito delle varie forme di sostegno messe in campo per far fronte alle diverse difficoltà contingenti. In Sardegna l’occupazione straniera assorbe il 4,5% del totale (la media nazionale è del 10,2%), con una quota prevalente di personale legato a un rapporto di lavoro subordinato (74,9%). I cittadini stranieri che lavorano nell’Isola sono occupati in gran parte nel settore dei servizi (90,7%). Di essi una quota preponderante è impiegata nel lavoro domestico e di cura delle persone anziane, malate e più in generale non autosufficienti. Nel settore dei servizi assumono un peso rilevante anche le persone occupate nel commercio, mentre gli occupati nel settore agricolo assorbono solamente il 5,9%.

Raffaele Callia