Venerdì 26 gennaio 2024, dalle ore 16.00 alle 18.00 (presso l’Auditorium del Palazzo Vescovile, in Piazza Municipio 10 a Iglesias), gli operatori dell’Area giovani e Servizio Civile della Caritas diocesana saranno a disposizione per fornire informazioni sui progetti e sul bando.
Il 22 dicembre 2023 il Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato un Bando volontari per la selezione di 52.236 giovani da impiegare in progetti di servizio civile in Italia e all’estero. La scadenza per le domande da parte dei giovani è indicata al 22 febbraio 2024 alle ore 14.00.
Caritas Italiana vede finanziati complessivamente 139 progetti (tra Italia ed estero) per un totale di 1147 posti, di cui 12 all’interno del Programma Insieme si può della Caritas diocesana di Iglesias che contiene due progetti dal titolo: Accogliamoci-Iglesias, con 4 posti disponibili,e Non solo ascolto-Iglesias, da 8 posti.
Tutti i progetti proposti dalla Caritas Italiana hanno una durata di 12 mesi. I progetti di Caritas Italiana saranno probabilmente avviati alla fine di maggio 2024. Tutte le informazioni tecniche sul Bando sono disponibili sul sito del Servizio Civile.
Gli aspiranti operatori volontari devono presentare la domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma Domanda on Line (DOL) raggiungibile tramite PC, tablet e smartphone a questo link. Per accedere ai servizi di compilazione e presentazione domanda sulla piattaforma DOL occorre essere riconosciuto dal sistema. I cittadini italiani residenti in Italia o all’estero possono accedervi esclusivamente con SPID, il Sistema Pubblico di Identità Digitale.
Sul sito dell’Agenzia per l’Italia Digitale (www.agid.gov.it/it/piattaforme/spid) sono disponibili tutte le informazioni su cosa è SPID, quali servizi offre e come si richiede. Per la Domanda On-Line di Servizio civile occorrono credenziali SPID di livello di sicurezza 2. I cittadini di Paesi appartenenti all’Unione europea e gli stranieri regolarmente soggiornanti in Italia, se non avessero la disponibilità di acquisire lo SPID, potranno accedere ai servizi della piattaforma DOL attraverso apposite credenziali da richiedere al Dipartimento, secondo una procedura disponibile sulla home page della piattaforma stessa.
Con il Decreto 169 del 13 febbraio 2024 il Dipartimento delle Politiche Giovanili e del Servizio Civile Universale ha disposto la proroga del Bando 2023 al 22 febbraio 2024
Si svolgerà a Terralba il 29 dicembre 2023la XXXVII Marcia della Pace, organizzata dal Comitato promotore, composto dalla Delegazione regionale Caritas Sardegna, dalla Caritas
diocesana di Ales-Terralba, dal CSV Sardegna Solidale, dall’ Unità Pastorale di Terralba e dal Comune di Terralba.
Quest’anno il titolo riprende l’appello fatto sessant’anni fa da Giovanni XXIII nella Lettera enciclica Pacem in terris: la pace come un compito immenso affidato a ogni uomo e a ogni donna, coniugato con il tema del messaggio che Papa Francesco ha offerto per la 57ma Giornata mondiale della Pace che si celebrerà il 1 gennaio 2024 “Intelligenza artificiale e pace”, nel quale il Santo Padre invita tutti a riflettere sull’opportunità delle nuove tecnologie a servizio del bene comune, dello sviluppo dei popoli, dell’integrazione dei giovani.
«Non possiamo e non dobbiamo arrenderci – scrive il Comitato promotore della XXXVII Marcia della pace nell’appello lanciato in questi giorni – né possiamo semplicemente piangerci addosso, ma dobbiamo con tenacia cercare di aprire cammini di risurrezione, di apertura, di conoscenza, di collaborazione.
Testimoniamo l’accoglienza della nostra terra, poveri che aiutano altri poveri, testimoniamo il desiderio e l’impegno a costruire la pace a partire da piccoli gesti di amicizia e di solidarietà, nelle famiglie, nel mondo del volontariato, nella Chiesa, in tutta la società civile.
Lo testimoniamo anche stando attenti ai conflitti che insanguinano tante parti del mondo, con la partecipazione, l’informazione, la sensibilità e il sostegno concreto».
«Per tutto questo – concludono – riteniamo importante incontrarci, camminare insieme simbolicamente uniti a tutte le vittime delle guerre e dei conflitti diffusi, e ascoltando la testimonianza di chi continua a credere nella pace, non senza mettere in gioco la propria vita, per costruire un mondo più giusto e più fraterno: la pace è un compito immenso per ognuno di noi!»
L’iniziativa prevede alle ore 17 il raduno in Piazza San Ciriacoa Terralba; a seguire, alle 17.30 si svolgerà la Fiaccolata verso la chiesa di San Pietro lungo la Via Roma; successivamente si terrà la Veglia di preghiera per la pace (nella stessa chiesa di San Pietro) presieduta da mons. Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano e vescovo di Ales-Terralba durante la quale verrà proposta la testimonianza di Samah Salaime, Direttrice Ufficio Comunicazione e Sviluppo del Villaggio di Neve Shalom Wāħat as-Salā e di Giulia Ceccutti, dell’Associazione Italiana Amici di Neve Shalom Wāħat as-Salā.
L’iniziativa vedrà anche la presenza del Comitato promotore, delle istituzioni locali, delle associazioni, di delegazioni delle Caritas diocesane e della Caritas Sardegna, del mondo della scuola e del volontariato.
Neve Shalom Wahat al-Salam (NSWAS) è un villaggio cooperativo, nel quale vivono insieme ebrei e palestinesi, tutti di cittadinanza israeliana. Equidistante da Gerusalemme e da Tel Aviv Neve Shalom Wahat al-Salam fu fondato nel 1972 grazie alla tenacia e al sogno di Padre Bruno Hussar, su un terreno di 100 acri preso in affitto dal vicino monastero di Latrun. Nel 1977 vi si insediò la prima famiglia. Nel 1999 le famiglie residenti erano 30; oggi sono un centinaio e altre nuove famiglie vi stanno costruendo le loro case. I membri di Neve Shalom/Wahat al-Salam dimostrano in modo tangibile che ebrei e palestinesi possono senz’altro coesistere quando diano vita, assieme, a una comunità basata sull’accettazione, il rispetto reciproco e la cooperazione. Gestito in modo democratico, il villaggio è di proprietà dei suoi stessi abitanti e non è affiliato ad alcun partito o movimento politico. Neve Shalom/Wahat al-Salam traduce in pratica i propri orientamenti ideali attraverso le realizzazioni dei vari settori in cui si articolano la sua struttura e le sue funzioni. (Fonte: https://www.oasidipace.org)
È online il settimo numero della newsletter delle Caritas diocesane della Sardegna IMPEGNO CARITAS dedicato all’Avvento/Natale 2023.
Il titolo “Pace in terra agli uomini amati dal Signore” richiama il senso più profondo della pubblicazione: «La pace. Noi spesso la riduciamo al quieto vivere e al benessere individuale – scrive mons. Giovanni Paolo Zedda vescovo incaricato per il servizio della carità della CES nella sua introduzione – . Ma la pace è Cristo stesso. Accoglierlo e seguirlo, testimoniandolo nella fraternità e nella carità, fa diventare anche noi costruttori di pace». Ma «quale pace ci è donata e dobbiamo invocare e costruire? Solo nella relazione vitale tra Dio e il suo popolo si sperimenta concretamente l’azione del Signore e si riceve la pace intesa come pienezza di vita, benessere e serenità del cuore. Questa pace nessuno può togliercela, perché niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore che il Padre ci ha offerto nel suo Figlio. Questa pace siamo chiamati ad annunciare e realizzare ogni giorno, nella nostra attenzione ai fratelli, nella carità concreta verso gli ultimi, nell’animazione delle nostre comunità cristiane».
All’interno della pubblicazione, dieci storie raccontate dalle dieci Caritas diocesane dell’Isola. «Sono storie di vita e di riscatto: – spiega il delegato regionale Caritas don Marco Statzu -: storie di una pace costruita e ricercata con fatica e con tenacia, frutto dell’incontro con persone che hanno creduto nella possibilità di uscire da situazioni disperate. Storie di mediazione dove la Caritas ha fatto da ponte per il passaggio del bene che viene da Dio, dell’amore e della pace che solo lui può dare. La nostra opera, testimoniata in queste dieci storie, racconta di questa incrollabile fiducia: fiducia di Dio, anzitutto, ma anche fiducia in Dio».
La newsletter intende essere uno strumento di animazione alla testimonianza della carità in questo importante momento liturgico; destinatarie privilegiate, le Caritas parrocchiali, ma anche tutte le altre realtà ecclesiali e non, impegnate nel servizio ai più fragili.
La newsletter è disponibile cliccando qui, dove potrà essere scaricata in formato pdf
«Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Nessuno può ignorare che negli ultimi anni abbiamo assistito a fenomeni estremi, frequenti periodi di caldo anomalo, siccità e altri lamenti della terra che sono solo alcune espressioni tangibili di una malattia silenziosa che colpisce tutti noi. È vero che non tutte le catastrofi possono essere attribuite al cambiamento climatico globale. Tuttavia, è verificabile che alcuni cambiamenti climatici indotti dall’uomo aumentano significativamente la probabilità di eventi estremi più frequenti e più intensi».
Con queste parole, al punto 5 dell’esortazione apostolica “Laudate Deum”, pubblicata il 4 ottobre scorso (memoria di San Francesco d’Assisi) Papa Francesco pone all’attenzione di “tutte le persone di buona volontà” la gravità dei rischi cui l’umanità è oggi sottoposta in merito agli effetti della crisi climatica. Parole che pongono di fronte a un’indifferibile responsabilità ognuno di noi e che assumono un valore assai particolare in questi giorni, proprio mentre le Nazioni Unite sono chiamate a riflettere sui mutamenti climatici.
Il 30 novembre scorso, infatti, all’Expo City di Dubai (negli Emirati Arabi Uniti), si è aperta la ventottesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP28), la quale si è conclusa il 12 dicembre. Nonostante l’enfasi registrata a livello mediatico, con le dichiarazioni iniziali che sembrano incoraggiare a un atteggiamento responsabile condiviso a livello planetario, la Conferenza si è aperta registrando due assenze importanti, oltre a quella di Papa Francesco per motivi di salute: quella del presidente degli USA Joe Biden e del presidente cinese Xi Jinping; vale a dire i capi di Stato dei due Paesi che inquinano di più al mondo con l’emissione di anidride carbonica (CO2).
La Conferenza di Dubai, peraltro, si apre a distanza di poche settimane dalla pubblicazione del rapporto dell’Organizzazione metereologica mondiale delle Nazioni Unite (WMO), dal titolo United in Science 2023, con cui si è reso noto che si è ancora lontani dal trend necessario a raggiungere entro il 2030 gli obiettivi dell’accordo di Parigi, in particolare nel ridurre le emissioni globali di gas serra del 45%. Più recentemente, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha pubblicato il Report 2023 sulle emissioni di gas, dal quale si evince che, dal 2021 al 2022, le emissioni globali di gas serra sono aumentate dell’1,2%.
Va anche rilevato che è perlomeno curioso constatare come a presiedere la COP28, realizzata in uno dei Paesi che si pone trai i primi posti al mondo per riserve sia di petrolio sia di gas naturale (principali fattori di origine di riscaldamento globale e cambiamento climatico), sia Sultan Ahmed Al Jaber, che oltre ad essere il ministro dell’industria del Paese ospitante è anche l’amministratore delegato della principale compagnia petrolifera degli Emirati Arabi Uniti, l’Abu Dhabi National Oil Company.
Difficile pensare a una transizione energetica rapida con queste premesse, anche se gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici in corso sono sotto gli occhi di tutti. Ovviamente c’è da sperare che ne abbiano piena consapevolezza i delegati convenuti alla Conferenza di Dubai.
Papa Francesco, al punto 53 della “Laudate Deum”, domandandosi che cosa ci si aspetti dalla COP28 di Dubai, sottolinea come sarebbe autolesionistico non aspettarsi nulla, proprio perché «significherebbe esporre tutta l’umanità, specialmente i più poveri, ai peggiori impatti del cambiamento climatico».
Nella bozza di accordo che è circolata l’11 dicembre – un testo che dalle 27 pagine iniziali si è ridotto a 21 – è stato espunto il riferimento all’uscita graduale dai combustibili fossili mentre è restata l’indicazione generica a triplicare la capacità di produrre energia rinnovabile e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, confermando la necessità «di una riduzione profonda, rapida sia del consumo che della produzione di combustibili fossili in modo giusto, ordinato ed equo, in modo da raggiungere lo zero netto entro, prima o intorno al 2050, come raccomandato dalla scienza». Sembrerebbe, dunque, che il predominio di petrolio, gas e carbone (e dei principali Paesi produttori di tali risorse energetiche) sia ancora molto forte, nonostante i disastri ambientali a cui si sta assistendo in questi ultimi anni e sui quali si è soffermato lo stesso segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres: «Il nostro pianeta è a pochi minuti dalla mezzanotte per quanto riguarda il limite di 1,5 gradi […]. Siamo in una corsa contro il tempo».
Peraltro, nel testo proposto dalla presidenza della COP28 si formula un’esortazione generica ad imprimere un’accelerazione nella produzione di «tecnologie a zero e a basse emissioni, comprese, tra le altre, le energie rinnovabili, il nucleare, le tecnologie di abbattimento e rimozione, comprese la cattura, l’utilizzo e lo stoccaggio del carbonio, e la produzione di idrogeno a basso contenuto di carbonio, in modo da potenziare gli sforzi verso la sostituzione delle tecnologie fossili nei sistemi energetici». A questo riguardo, l’Agenzia internazionale per l’energia ha posto in luce come anche qualora questi impegni fossero mantenuti le emissioni globali di gas serra si ridurrebbero soltanto di un terzo del quantitativo necessario a limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi entro 6 anni.
Le divergenze sul tema giunte a Dubai sono emerse con grande chiarezza: si è ancora molto lontani dall’essere unanimemente concordi nell’abbandonare i combustibili fossili e accogliere la transizione ecologica come unica via da percorrere. Non a caso, Paesi come l’Arabia saudita e l’Iraq – entrambi membri dell’OPEC – hanno dichiarato che bisognerebbe fondamentalmente concentrarsi sulla riduzione di emissioni, esprimendo allo stesso tempo il proprio dissenso nei confronti della cosiddetta “uscita” (phase out) delle fonti fossili, la quale – a detta loro – produrrebbe un danno enorme per l’economia mondiale.
Tra i molti Paesi scontenti o perplessi rispetto alla fase di chiusura della COP28 anche la Repubblica delle Isole Marshall, un arcipelago di circa 180 chilometri quadrati situato in Oceania e abitato da circa 40.000 abitanti preoccupati dai rischi di inondazioni dovute ai possibili effetti del riscaldamento globale. «Ciò che abbiamo visto oggi è inaccettabile – ha dichiarato il ministro delle risorse naturali delle Isole Marshall, John Silk. Non andremo in silenzio nelle nostre tombe acquatiche. Non accetteremo un risultato che porterà alla devastazione del nostro Paese e di milioni, se non miliardi, di persone e comunità più vulnerabili». «Siamo venuti qui – ha precisato il ministro Silk – per lottare per gli 1,5 gradi centigradi e per l’unico modo per realizzarlo: l’uscita graduale dei combustibili fossili».
In extremis, e senza alcuna discussione pubblica, la COP28 ha raggiunto in chiusura un accordo su una transizione che porti al disimpiego progressivo dei combustibili fossili, «al fine di raggiungere le emissioni zero nel 2050». Al posto del termine phase out si è preferito utilizzare il termine transitioning away, che rimanda a un approccio non radicale ma graduale, favorendo un abbandono «dei combustibili fossili nei sistemi energetici, in modo giusto, ordinato ed equo, accelerando l’azione in questo decennio critico».
Nel novembre del 2022, in occasione di un incontro nazionale promosso dalla Caritas Italiana, la Delegazione regionale Caritas Sardegna ha visto confermato il gemellaggio con Caritas Hellas, vale a dire Caritas Grecia. Tale gemellaggio rientra nella proposta di “dono” che Caritas Italiana ha fatto al Santo Padre nella circostanza dell’udienza del 26 giugno 2021 presso la Sala Nervi, in occasione del 50° di fondazione dell’organismo pastorale fortemente voluto da San Paolo VI. Tale gemellaggio si caratterizza per il cammino condiviso che le 16 regioni ecclesiali faranno con altrettante Caritas nazionali di altri Paesi, nella prospettiva della reciprocità e della condivisione.
Come Caritas diocesana di Iglesias avevamo già sperimentato una prima fase del gemellaggio con la Chiesa cattolica greca, in particolare con la Caritas di Salonicco e di Atene. Dopo un itinerario formativo offerto presso la nostra diocesi, nell’ottobre del 2017, la proposta di gemellaggio è stata assunta dall’intera Delegazione regionale Caritas, la quale ha poi promosso anche un aiuto finanziario per la ristrutturazione del Centro di ascolto di Salonicco. Vi è stata poi la sospensione obbligata dovuta al Covid-19, seppure siamo rimasti in contatto in tutto questo tempo. Hanno poi fatto seguito una visita di un operatore della Caritas di Salonicco in Sardegna (agosto 2022) e una nuova visita di una nostra delegazione al Vicariato di Salonicco nei primi giorni di gennaio di quest’anno.
Per riprendere il cammino del gemellaggio, in una dimensione nazionale che coinvolga l’intera Caritas Grecia, dal 27 al 30 di novembre 2023 una piccola delegazione Caritas della Sardegna si è recata ad Atene. La delegazione sarda era composta da don Marco Statzu, direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba e delegato regionale Caritas; Mirko Casu, della Caritas diocesana di Sassari e referente per la formazione della Delegazione regionale; lo scrivente, per conto della Caritas diocesana di Iglesias. Insieme a noi era presente anche un referente della Caritas di Udine, Stefano Comand, che ha incontrato i giovani in servizio civile impegnati ad Atene con il progettocaschi bianchi: tre ragazze e un ragazzo che svolgono un servizio per il prossimo animando: ragazzi, giovani adulti greci e immigrati di diverse nazionalità con varie attività ricreative (tra queste anche un corso di italiano per greci e immigrati) e anche delle inchieste nel territorio in cui operano per osservarne i bisogni. Era presente anche una delegazione della diocesi di Reggio Calabria, guidata dal suo Arcivescovo mons. Fortunato Morrone, che già da circa 12 anni è gemellata con la diocesi di Tinos: un’isola greca dell’Egeo (appartenente all’arcipelago delle Cicladi), ove la Caritas reggina ha dato il proprio apporto per far sorgere un Centro di ascolto.
La delegazione italiana è stata ospitata presso la foresteria dell’Ordinariato cattolico armeno, guidato da mons. Joseph Bazouzou, nativo di Aleppo (Siria), Amministratore apostolico degli armeni cattolici in Grecia, il quale ha illustrato le attività principali portate avanti dalla Caritas armena, fra cui il Centro di ascolto per profughi e persone vulnerabili, l’Emporio per la distribuzione di viveri e vestiti, i servizi sanitari e l’accoglienza dei profughi. Per il futuro si prefiggono di realizzare anche un accompagnamento per le persone anziane e l’attività di dopo scuola.
La sera del 29 la delegazione italiana è stata ricevuta dal nuovo Ambasciatore italiano ad Atene, Paolo Cuculi, insediatosi qualche giorno prima, il quale ha voluto conoscere quanto è stato fatto in Grecia dalle Caritas locali e da quelle italiane e le attività in programma per il futuro. Peraltro, si è impegnato a visitare appena possibile i servizi Caritas attivati nel quartiere di Neos Kosmos, dove risiedono e operano i caschi bianchi italiani. A questo proposito l’Ambasciatore ha elogiato i giovani che si sono messi al servizio di chi è meno fortunato attraverso l’anno di servizio civile all’estero.
La mattina del giorno 30 è stata dedicata all’incontro con Caritas Hellas (che in Grecia si configura come associazione, diversamente dall’Italia, ove rappresenta un organismo pastorale della Conferenza episcopale) per discutere insieme dei progetti futuri che si potrebbero realizzare con il gemellaggio tra Chiese sorelle. A rappresentare Caritas Hellas la presidente, Stella Foscolou (che ha vissuto diversi anni in Italia), la direttrice Maria Alverti e la segretaria Evelin. Tra questo certamente riveste una particolare importanza la formazione a tutti i livelli. Ugualmente importante una futura study visit in Sardegna da parte di una delegazione di Caritas Hellas, coinvolgendo possibilmente i vescovi greci e quelli sardi. Caritas Italiana era presente con due suoi delegati: Danilo Feliciangeli e Laura Stopponi, che ci hanno supportato e ci supporteranno per la realizzazione in futuro dei progetti che si realizzeranno. La visita si è conclusa con l’impegno di avviare al più presto le attività condivise per la prima fase: Caritas Hellas si impegna a incontrare i Vescovi greci nella primavera del 2024 e presentare loro l’esperienza dei gemellaggi realizzati fino ad ora e gli obiettivi per il futuro, coinvolgendo anche tutte le Caritas greche; realizzare una study visit in Sardegna e permettere la conoscenza del modello pastorale e delle attività promosse dalla Caritas dell’Isola.
Per la Delegazione regionale della Sardegna Aldo Maringiò
La base dell’attività di osservazione e di analisi delle povertà rilevate nel territorio è costituita principalmente dai dati rilevati dai Centri di ascolto presenti nella diocesi. L’obiettivo dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse è quello di sostenere in maniera più efficace l’attività di raccolta dati relativa alle persone in difficoltà da parte dei Centri di ascolto e offrire alla comunità locale degli strumenti di analisi, proprio perché la carità cristiana non si esaurisce nell’elemosina ma comprende la conoscenza delle cause della povertà e delle risorse disponibili sul territorio per contrastarla, promuovendo allo stesso tempo la nascita di nuove risposte di aiuto mancanti.
Per capire meglio quali sono state le fragilità che hanno interessato il nostro territorio nell’ultimo anno è stato usato il programma informatico Ospoweb, fornito da Caritas Italiana e attraverso cui gli operatori hanno inserito le informazioni ottenute in occasione dei colloqui effettuati con le persone che ad essi si sono rivolte, nel pieno rispetto della legge vigente sulla privacy e previo consenso degli interessati.
I dati riportati si riferiscono alle persone transitate almeno una volta al Centro di ascolto “Marta e Maria” di Iglesias, alla Casa di prima accoglienza e al Dormitorio “Santo Stefano” di Iglesias, al Centro di ascolto per stranieri “Il Pozzo di Giacobbe” di Iglesias, al Centro di ascolto “Beata Vergine di Valverde” di Iglesias, al Centro di ascolto “San Pio X” di Iglesias, al Centro di ascolto “San Paolo apostolo” di Iglesias, al Centro di ascolto “Santa Chiara di Assisi” di Iglesias, al Centro di ascolto “Cuore Immacolato di Maria” di Iglesias, al Centro di ascolto “San Giuseppe artigiano” di Iglesias, alla Mensa “Sodalitas” di Iglesias, al Centro di ascolto “Madonna del Buon Consiglio” di Carbonia, al Centro di ascolto “San Francesco e Santa Chiara” di Sant’Antioco, al Centro di ascolto “Madre Teresa di Calcutta” di Santadi e al Centro di ascolto “Mater Misericordiae” di Fluminimaggiore.
In realtà il primo colloquio segna l’avvio di un percorso di relazione e accompagnamento che implica diversi incontri: infatti alle 625 persone ascoltate (295 uomini e 330 donne, con un’età media di 49 anni), nel 2022, corrispondono oltre 5.000 colloqui sostenuti dagli operatori.
I cittadini stranieri che nel 2022 hanno chiesto aiuto ai Centri di ascolto diocesani sono stati all’incirca un centinaio, vale a dire il 16,5% del totale delle persone ascoltate. La maggior parte delle persone ascoltate, di sesso maschile (54,5%), proviene dal continente africano: i Paesi di origine prevalenti sono il Marocco e il Senegal.
Fra i vari servizi, si segnala che la Casa di prima accoglienza nel corso del 2022 ha ospitato (una o più volte) 77 persone, mentre il Dormitorio 25. In tali strutture, nello stesso anno, sono stati conferiti complessivamente 10.915 pasti. L’Emporio della Solidarietà nel 2022 ha consentito a 228 persone di fare la spesa gratuitamente, una o più volte, presso i locali di via Crocifisso. Sono 260 quelle che hanno usufruito del servizio nel corso del 2023, fino al 4 novembre. Considerando che i titolari delle tessere dell’Emporio fanno riferimento a nuclei familiari, si stima che le persone che hanno fruito del servizio siano tre le 500 e le 600. Il Servizio di Sostegno Economico, operativo a Iglesias, Carbonia, Sant’Antioco e Santadi, nel corso del 2022 ha sostenuto circa un centinaio di persone, con erogazioni pari a circa 93.000,00 euro e con attività di consulenza e di orientamento alla Fondazione antiusura nei casi di sovra-indebitamento.
Capire quali siano i bisogni delle persone dipende molto dalla capacità di analisi e dalla sensibilità di chi conduce l’ascolto poiché non sempre sono direttamente espressione delle richieste avanzate ma possono essere riconducibili a situazioni di difficoltà o disagio vissute all’interno del nucleo familiare di cui la persona è portavoce. Nel 2022 sono stati rilevati per il 33,5% bisogni di tipo economico, per il 20,8% problemi di occupazione/lavoro e per il 12,9% problemi familiari, seguono in percentuale minore, problemi di salute, di dipendenza, detenzione e altri problemi di varia natura.
Non sempre la richiesta coincide con il bisogno rilevato, in parte perché la prima riguarda le aspettative che la persona nutre verso il Centro stesso e anche perché la persona può non avere piena consapevolezza del proprio disagio o manifestare delle difficoltà nell’affrontarlo. A differenza dei bisogni, dunque, le richieste sono rappresentate da ciò che le persone chiedono esplicitamente quando si rivolgono ai Centri di ascolto.
Nel corso del 2022 sono state registrate complessivamente 5.283 richieste di aiuto. Nello specifico, i dati pongono in luce una significativa preponderanza di richieste di beni e/o servizi materiali (83,5%). A seguire le richieste di sussidi economici (8,3%) e di alloggio (6,1%).
È opportuno sottolineare che le richieste di coinvolgimento, così come quelle di consulenza professionale e orientamento, pongono in luce il riconoscimento da parte delle persone ascoltate della più ampia identità dei Centri di ascolto come luoghi in cui non solo ricevere sostegno immediato, ma anche accoglienza, orientamento e, allo stesso tempo, un parere qualificato e un accompagnamento personalizzato nel percorso di uscita dal disagio. Si tratta di un aspetto che rivela il modus operandi dei Centri di ascolto Caritas, come antenne di una rete territoriale nell’ambito della quale si collabora in sinergia con le istituzioni e con il mondo degli altri organismi di promozione umana e sociale, non solo di natura ecclesiale.
Per quanto riguarda gli interventi, nel corso del 2022, a fronte delle 5.283 registrazioni di richieste d’aiuto, i dati dei Centri di ascolto hanno permesso di rilevare 4.435 interventi. Il tipo di intervento posto in essere più frequentemente dagli operatori è la fornitura di beni e servizi materiali (81,4%).
Seguono gli interventi compresi nella voce sussidi economici, con una quota pari all’8,0% (per lo più con il pagamento di bollette e tasse inevase e con il pagamento di affitti arretrati). Anche se non sempre si hanno gli strumenti per rispondere alla richiesta esplicitata, con gli interventi effettuati si cerca di soddisfare altri bisogni emersi, anche in modo inconsapevole. Tutto ciò è in linea con l’obiettivo di contribuire, in rete con gli enti e le associazioni presenti nel territorio, allo sviluppo umano sociale integrale delle persone.
Sara Concas
Referente dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse
Dal Report su povertà ed esclusione sociale emerge che se in Italia nel 2022 l’incidenza della povertà assoluta è aumentata la povertà relativa, invece, è rimasta sostanzialmente stabile, passando dall’11,0% del 2021 al 10,9% dell’anno seguente. La Sardegna, col 15,3%, si colloca
al 7° posto in senso decrescente fra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà relativa, dopo la Calabria (31,6%), la Campania (22,1%), la Puglia (21,0%), la Basilicata (19,1%), la Sicilia (18,8%) e il Molise (18,4%). I nuovi indicatori, frutto della revisione metodologica apportata dall’Istat, pongono in rilievo una diminuzione dell’incidenza della povertà relativa tra il 2021 e il 2022 di 0,4 punti percentuali. Attraverso le fonti Istat è possibile affermare che nel 2022, con
un’incidenza del 15,3%, si trovavano in condizioni di povertà relativa circa 113.000 famiglie sarde (oltre 116.000 nel 2021).
Il migliorato scenario economico del periodo post-pandemico ha fatto in modo che i redditi e i consumi delle famiglie sarde (in particolare di beni durevoli e di servizi) abbiano continuato a crescere anche nel 2022, seppure con un’intensità più contenuta rispetto a un anno prima. Ciononostante, il PIL perso in Sardegna durante la pandemia non sarebbe stato ancora del tutto recuperato. Anche in Sardegna si è registrato un marcato incremento dei prezzi al consumo. Se è vero che nel corso del 2022 il reddito disponibile delle famiglie sarde è cresciuto del 5,6% a valori correnti, è altrettanto vero che la crescita dell’inflazione ha eroso il potere d’acquisto; tanto che il reddito familiare si è ridotto dell’1,2% in termini reali (una contrazione superiore alla media nazionale). La crescita dei prezzi ha inciso in modo particolare sui consumi delle famiglie sarde, tenuto conto del fatto che la componente dei beni alimentari pesa per circa un quarto, seguita dalle spese per le utenze e l’abitazione.
Un importante annotazione sul contesto sociale riguarda il persistere dell’“inverno demografico”. Il bilancio del 2022 continua ad essere negativo. Al 31 dicembre la popolazione residente in Sardegna è inferiore di 12.385 unità rispetto all’inizio dell’anno, nonostante il (piccolo) contributo positivo offerto dal saldo migratorio (+444). Si tratta di una tendenza non nuova, con un saldo naturale (il rapporto tra nati vivi e morti) in affanno oramai da molti anni (-12.829 nel 2022) e che non solo ha portato a una riduzione della popolazione residente ma anche a un invecchiamento della stessa, con inevitabili e importanti conseguenze sui costi socio-sanitari e sul versante pensionistico.
Nell’edizione di quest’anno sia il Report sia il Rapporto annuale hanno concentrato l’attenzione sul tema attualissimo del cosiddetto “lavoro povero” (un aspetto che vede coinvolto circa il 14,0% dei beneficiari Caritas). Un fenomeno che coinvolge donne e uomini, fra cui molti giovani,
che pur occupati non riescono a sostenere le spese della vita quotidiana. Per quanto strano possa sembrare, ci sono individui che pur lavorando
sono costretti a chiedere aiuto ai servizi sociali, alla rete del privato sociale e a ritrovarsi nelle sale d’attesa dei Centri di ascolto Caritas insieme a file di disoccupati e di persone senza alcun reddito. Com’è possibile, dunque, che ci siano persone che pur lavorando sono povere?
La ricerca condotta dalla Caritas pone in luce come vi siano ragioni molteplici, le quali riguardano sia le caratteristiche dell’occupazione sia quelle della famiglia. Certamente vi sono redditi da lavoro bassi i quali possono non essere sufficienti per tutti i componenti della famiglia, soprattutto se il reddito è unico, frutto di un lavoro non-standard, part-time (peggio ancora se involontario) e a tempo determinato. Caratteristiche che, secondo l’Istat, rendono i lavoratori vulnerabili o doppiamente vulnerabili. Nel corso del periodo 2012-2021 la Sardegna ha visto dilatarsi il divario in termini di retribuzioni annue nel confronto con il resto d’Italia (nel 2021 le retribuzioni risultavano inferiori di circa un quarto rispetto alla media delle altre regioni italiane): un fenomeno dovuto sia al minor numero di ore lavorate per addetto (minore intensità di lavoro) sia ai minori compensi orari (a loro volta condizionati dalla prevalenza in Sardegna di aziende di piccole dimensioni, specializzate per lo più nel settore dei servizi per il turismo e del commercio). L’incidenza del lavoro part-time (22,7%) risulta in crescita anche in Sardegna (in particolare per le donne), con un livello decisamente più elevato rispetto alla media italiana. Inoltre, i dati del quinquennio 2018-2022 registrano nell’Isola una forte incidenza anche dei contratti di lavoro a tempo determinato (21,1%).
Domenica 19 novembre 2023, XXXIII domenica del Tempo Ordinario, anche la nostra Chiesa diocesana è chiamata a celebrare la settima Giornata mondiale dei poveri, guidata dal messaggio del Papa dal titolo “Non distogliere lo sguardo dal povero (Tb 4,7)”. Anche per la nostra comunità si propongono occasioni di riflessione, gesti di solidarietà e momenti di preghiera, per i poveri e con i poveri. A seguire le indicazioni dell’Amministratore apostolico, il cardinale Arrigo Miglio, e della Caritas diocesana per vivere al meglio la Giornata mondiale del 19 e le giornate in previsione della stessa (dal punto di vista liturgico, conoscitivo ed esperienziale).
Preghiera per i poveri e con i poveri Per quanto possibile, nelle celebrazioni eucaristiche del 18 e del 19 novembre si esorta a condividere il messaggio del Santo Padre Francesco, il cui estratto è pubblicato nel nostro giornale diocesano. In ogni caso si raccomanda di sviluppare una particolare attenzione a questi temi durante le celebrazioni eucaristiche, contemplando delle specifiche intenzioni nella preghiera dei fedeli (in proposito la Caritas diocesana ha formulato delle proposte). Si invitano alla partecipazione tutti i fedeli, in particolare gli operatori pastorali della Carità. Inoltre, si propone alle comunità cristiane di promuovere delle adorazioni eucaristiche e di partecipare alle veglie di preghiera diocesane, presiedute dal cardinale Arrigo Miglio, che si terranno:
Prossimità concreta per i poveri e con i poveri Ciascuno è invitato a lasciarsi coinvolgere con impegno non solo nella riflessione e nella preghiera ma anche nella solidarietà concreta per i poveri, stando con loro quotidianamente. In questa prospettiva si esorta affinché nelle celebrazioni eucaristiche si richiami l’attenzione dei fedeli sull’intima dimensione teologica della povertà, scoprendo il valore sacramentale del povero che rivela Gesù Cristo. Ci si avvicina a questi temi non solo motivati da un desiderio filantropico di generoso soccorso ma perché spinti dall’amore di Dio. Da ciò consegue la responsabilità di tutti nel sostenere i poveri delle comunità parrocchiali (valorizzando in particolare i servizi caritativi presenti) e le iniziative promosse dalla Caritas diocesana. Sappiamo bene come questo tempo di prova datoci dall’inflazione e dal rincaro energetico stia generando nuove fragilità anche tra i fratelli e le sorelle della nostra Diocesi.
Inoltre, si esorta a valorizzare anche iniziative che possano provenire dalla comunità civile e che ci ricordano il compito di dialogare e collaborare costantemente anche con altre realtà del territorio che si impegnano sul versante della solidarietà e del bene comune.
Maggiore consapevolezza sui poveri e sulle povertà Con l’iniziativa “Vieni e vedi” si invitano i parroci a promuovere tra i fedeli delle rispettive comunità parrocchiali delle visite presso alcune delle opere-segno promosse nella nostra Chiesa diocesana. Alcune di esse, infatti, rimarranno appositamente aperte in determinati giorni e orari per consentire, attraverso il dialogo con i volontari presenti, di “venire e vedere” secondo l’esortazione evangelica. A seguire i servizi disponibili (cliccando sui link si accede alle relative locandine):
Orti Solidali di Comunità (Iglesias, Località Monti Santu, Via Giovanni Falcone snc): lunedì 13 novembre, dalle 09.00 alle 12.00.
Si coglie l’occasione per ricordare che l’elenco completo dei servizi caritativi è consultabile al seguente link del portale della Caritas diocesana di Iglesias: https://www.caritasiglesias.it/contatti/
Il tema della povertà è assai complesso e, come ci insegnano gli studi e le ricerche esistenti, è un fenomeno multidimensionale. Sentiamo dunque l’urgenza di sviluppare una maggiore consapevolezza, anzitutto umana ed esperienziale, attraverso l’incontro quotidiano con quanti, con la propria debolezza e fragilità, esprimono il volto del Signore Gesù. Altrettanto importante è l’avere contezza della portata del fenomeno nella sua complessità, anche attraverso il servizio di quanti, all’interno della Chiesa, come nel caso della Caritas, ascoltano e osservano sistematicamente il disagio dei nostri fratelli e sorelle.
A questo proposito si segnala che la Delegazione regionale della Caritas, il 10 novembre, presenterà a Cagliari il “Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna 2023” (disponibile da quel giorno sul portale www.caritassardegna.it, al link https://bitly.ws/ZACj). Il tema di approfondimento dell’edizione di quest’anno è il lavoro povero.
Per l’occasione, l’Osservatorio diocesano delle povertà e delle risorse della Diocesi di Iglesias pubblica una dispensa contenente alcuni dati e informazioni utili sul servizio svolto dalla Caritas diocesana nel corso del 2022.
Oltre 250 partecipanti provenienti dalle 10 diocesi sarde al convegno regionale delle Caritas parrocchiali e del volontariato ecclesiale di promozione della carità, ieri nella Cattedrale di Santa Maria Assunta a Oristano.
Tra i temi emersi, la formazione, l’ascolto, il volontariato, i giovani. Il titolo “Non distogliere lo sguardo dal povero” – come ha ricordato l’arcivescovo di Oristano mons. Roberto Carboni nel suo saluto iniziale – è quello scelto dal Papa per la VII Giornata mondiale dei poveri: un tema sempre attuale che siamo chiamati a vivere nelle nostre realtà parrocchiali nel difficile contesto internazionale segnato dai conflitti in Ucraina, in Terra Santa, dai terremoti, dai migranti morti nel Mediterraneo. L’arcivescovo ha richiamato anche il desiderio della formazione: «La Caritas non può fermarsi all’assistenzialismo, ma dobbiamo essere capaci di ascoltare, riflettere, fare discernimento, perché molte situazioni richiedono competenza». Tra i saluti anche quelli del sindaco di Oristano Massimiliano Sanna che ha ringraziato la Caritas per il suo impegno, e ha ribadito l’importanza della sinergia con il Comune per “costruire una città inclusiva, in cui nessuno venga lasciato indietro”.
A introdurre il convegno – coordinato dal delegato regionale Caritas don Marco Statzu – mons. Giovanni Paolo Zedda, Vescovo incaricato della CES per il servizio della carità che ha ripreso le tre vie indicate dal Papa per il 50° di Caritas Italiana coniugandole con il messaggio per la Giornata mondiale dei poveri. «Non distogliere lo sguardo dal povero esige la nostra continua attenzione allo Spirito Santo – ha detto – e non solo al nostro agire personale e comunitario. Dobbiamo imparare ad ascoltare tutte le voci dello Spirito, che è creatore e creativo, per fare discernimento».
Ancora, gli interventi di padre Massimo Maria Terrazzoni e di Francesca Pitzalis, referente del progetto Elen Joy e del Progetto CASLIS (Constrasto allo sfruttamento lavorativo in Sardegna) della Congregazione Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli, che ha ricordato l’importanza di tutti i progetti attivi in Sardegna per il contrasto allo sfruttamento in ogni settore. «Ci facciamo portavoce di storie drammatiche che richiedono uno sforzo da parte di tutti per l’inclusione delle persone che hanno scelto di abitare nel nostro Paese. Oggi sono stati trasmessi messaggi d’amore che rafforzano il lavoro comune verso coloro che hanno più bisogno di noi».
A seguire, la voce di alcuni giovani che hanno partecipato al progetto FiDiamoci della Caritas regionale. «Quest’esperienza mi ha arricchito molto – dice Michela Camedda, della Diocesi di Oristano: – prima di allora non avevo mai fatto volontariato: stare vicina alle persone più bisognose in modo concreto mi ha sensibilizzato». Inoltre, il momento musicale “Oltre le sbarre si vede la luna” curato dalla Caritas diocesana di Oristano, con la musica di Andrea Cutri e la lettura, da parte di Mirella Lutzu, di testi scritti da alcuni detenuti del carcere di Massama.
Infine, i lavori di gruppo e le conclusioni di don Marco Statzu, con le tre parole chiave emerse: l’empatia, il coinvolgimento, l’ascolto; ancora, i tre livelli su cui riflettere e operare: quello della formazione, dell’impegno verso le tante povertà incontrate (non solo materiali, ma anche di ascolto e culturali), della testimonianza dei e verso i giovani. «Questi tre livelli si intersecano tra di loro: Non possiamo accorgerci dell’altro se non alleniamo il nostro sguardo, ma anche se non veniamo aiutati a renderci conto che esistono mondi spesso a noi sconosciuti. Non possiamo pensare di essere semplicemente operatori a senso unico, ma dobbiamo favorire il ricambio generazionale e la freschezza dei giovani presenti nelle nostre comunità». Ancora l’importanza della comunicazione “per dare testimonianza del bene ricevuto e fatto” e della promozione del volontariato.
La Presidenza della CEI ha deciso di promuovere una giornata nazionale di digiuno, preghiera e astinenza per la pace e la riconciliazione. La data scelta è martedì 17 ottobre, in comunione con i cristiani di Terra Santa secondo le indicazioni del Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, che a nome di tutti gli Ordinari ha chiesto alle comunità locali di incontrarsi “nella preghiera corale, per consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione”.
In un momento di grande dolore e forte preoccupazione per l’escalation di violenza in Medio Oriente, l’invito della Presidenza della CEI è rivolto alle comunità diocesane perché aderiscano all’iniziativa. Per l’occasione è stato predisposto uno schema di preghiera, scaricabile attraverso il link a seguire.
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