«Nella sua prima Lettera Enciclica, Deus Caritas est, il Santo Padre Benedetto XVI ci ricorda come il programma dei cristiani, di ogni cristiano, debba comprendere anche un impegno quotidiano nel far pulsare ‘un cuore che vede’: un cuore capace di vedere ‘dove c’è bisogno di amore’ e agire ‘in modo conseguente’ (n. 31). Quel cuore pulsante e vivo nella bimillenaria storia della Chiesa trova espressione, ancora oggi, nei tanti modi di essere vicini a chi soffre, a chi vive una condizione di fragilità materiale e spirituale, a quanti, in vario modo, manifestano un bisogno d’amore; quel bisogno che si coglie in maniera incisiva anche nelle nostre comunità ecclesiali […]. Il “cuore che vede” è il cuore delle nostre comunità cristiane. Un cuore che, anche grazie al servizio delle Caritas diocesane e parrocchiali, si impegna quotidianamente nell’ascolto dei poveri, nell’osservazione delle povertà e nel necessario discernimento alla luce del Vangelo».
Con queste parole il vescovo Giovanni Paolo, in qualità di vescovo delegato dalla Conferenza episcopale sarda per il servizio della carità, firmò la sua presentazione al Rapporto 2007 su povertà ed esclusione sociale in Sardegna, proprio nel suo primo anno di ministero episcopale nella nostra diocesi. Queste parole ci ricordano l’attenzione con cui egli ha sempre seguito il tema delle povertà, in un territorio che ha vissuto e continua a vivere una crisi profondissima sotto il profilo non solo sociale ed economico, assicurando un impegno generoso sul versante pastorale della testimonianza della Carità. Un impegno incessantemente rinnovato sia negli anni in cui è stato direttore della Caritas diocesana don Roberto Sciolla sia negli anni seguenti, in cui non ha fatto mai mancare una costante accoglienza e disponibilità all’ascolto, non solo degli operatori, dei volontari e dello stesso direttore della Caritas, ma delle molte persone che, di volta in volta, nel susseguirsi degli anni, hanno continuato a bussare alla porta dell’episcopio per chiedere una parola di conforto, un parere e una mano concreta d’aiuto.
Dal primo anno di episcopato mons. Zedda ha sempre garantito la sua presenza premurosa anche agli incontri della Delegazione regionale Caritas della Sardegna, in un ambito pastorale divenuto nel tempo sempre più impegnativo e che ha visto crescere il servizio delle dieci Caritas diocesane dell’Isola sia in termini quantitativi (con progetti, servizi, coordinamenti, convegni, emergenze, ecc.) sia qualitativi. Come a livello diocesano, anche a livello regionale sono stati anni complessi e faticosi, dalla decennale crisi economico-finanziaria avviatasi proprio all’inizio del suo episcopato fino ad arrivare alle sfide più recenti: la pandemia, con le sue conseguenze sociali ed economiche e, più recentemente, l’inflazione e il rincaro del costo energetico, in uno scenario di grande incertezza derivante dalla guerra nel cuore dell’Europa.
L’annuncio comunicato ufficialmente giovedì 6 ottobre da Mons. Zedda e dal cancelliere vescovile al clero diocesano, ai religiosi, alle religiose e ai responsabili degli uffici diocesani, convocati alle ore 12.00 nell’auditorium del palazzo vescovile in Iglesias, ha fatto venire in mente tutti questi anni trascorsi insieme e rende necessarie, in queste ore, le dovute espressioni di gratitudine per il nostro Pastore da parte di tutti gli operatori e i volontari della Caritas diocesana, col suo direttore. In pari tempo, al cardinale Arrigo Miglio, che come Amministratore apostolico è chiamato dal Santo Padre a guidare il percorso che condurrà all’arrivo del nuovo vescovo, la Caritas diocesana esprime gli auguri di un buon servizio pastorale.
«Il servizio offerto quotidianamente in favore dei poveri, in seno alla Chiesa sarda e in particolare alla Caritas, – scriveva mons. Zedda nella citata presentazione del Rapporto 2007 della Delegazione regionale – sia sempre spinto dall’amore di Cristo e guidato dalla fede in Lui. Come ci ricorda il Santo Padre, al numero 33 della sopraccitata Enciclica, chi ama Cristo «ama la Chiesa e vuole che essa sia sempre più espressione e strumento dell’amore che da Lui promana». Come operatori impegnati nel servizio di testimonianza della Carità continueremo a fare nostra questa esortazione, con l’aiuto del Signore. Ancora grazie al nostro vescovo Giovanni Paolo.
La Caritas diocesana