La sofferenza provocata dal terribile terremoto avvenuto ad Haiti il 12 gennaio 2010 non è ancora cessata, in un prolungato contesto di gravissima povertà e di fortissima instabilità istituzionale. Dopo l’omicidio del presidente Jovenel Moïse, nel luglio del 2021, su quella poverissima porzione d’America si è abbattuto un terribile vortice di incessante violenza. Il vuoto di potere istituzionale, infatti, è stato rapidamente riempito dalla brutalità delle bande armate, già legate da tempo ad alcune élite di potere presenti nel Paese.
A guidare Haiti dal punto di vista formale è un Consiglio presidenziale di transizione (costituito da alcuni rappresentanti del Paese), formatosi proprio a seguito della rivolta delle bande armate, nel 2024. In realtà, le gang non solo non sono sparite ma si sono pure coalizzate sotto la guida di un ex poliziotto, Jimmy Chérizier, in un gruppo denominato “Viv Ansanm”. Tale gruppo assalta privati e famiglie, uccidendo senza troppi scrupoli e alcune volte sequestrando i malcapitati (se si reputa di ricavarne un guadagno). Tutto ciò senza risparmiare le organizzazioni umanitarie.
Secondo le Nazioni Unite, più di un milione di haitiani sono sfollati internamente a cause delle violenze e come scrive il quotidiano spagnolo El País, nel suo editoriale, «i bambini di Haiti non possono più aspettare. Il Paese ha bisogno di un intervento determinato e coordinato per garantire la loro protezione e gettare le basi per una ripresa reale e sostenibile. È un obbligo morale e un imperativo umanitario». A proposito dell’infanzia haitiana, il portavoce dell’Unicef, James Elder, ha affermato che tra il 2023 e il 2024 la violenza sessuale contro i minori ad Haiti, soprattutto bambine, è decuplicata.
La realtà haitiana è ben conosciuta dalle Caritas della Sardegna, le quali avevano promosso diverse iniziative umanitarie in occasione del dopo terremoto, in collaborazione con le Figlie di Maria Ausiliatrice operanti in loco. In tutti questi anni sono rimasti vivi i contatti e l’attenzione fraterna. In queste ultime settimane, peraltro, la Delegazione regionale Caritas della Sardegna ha accolto la loro richiesta di sostenere un progetto (denominato “Per crescere bene. L’educazione è essenziale”) volto a favorire, per un semestre, il rinforzo della sicurezza alimentare ed educativa di 50 bambini haitiani.
L’impegno delle Figlie di Maria Ausiliatrice in favore del diritto all’educazione in Haiti è molto apprezzato. L’obiettivo del progetto sostenuto dalle Caritas sarde è quello di promuovere lo sviluppo umano, fisico e culturale dei bambini attraverso l’istruzione, ma anche attraverso il sostegno sociale, psicologico e nutrizionale. Dato il trauma subito, le Suore salesiane ritengono che il sostegno psicologico sia essenziale per la loro guarigione. Anche una dieta sana è essenziale per il loro recupero fisico. La casa che ospita i bambini, che funziona come “struttura protetta”, è gestita da una comunità di formatori, assistenti laici e altri professionisti. Tuttavia, a causa della crisi economica e politica che il Paese sta attraversando, le risorse finanziarie per sostenere il progetto sono diminuite, mentre aumenta il rischio di abbandono dei minori a causa della violenza delle gang e dell’insicurezza.
Si tratta certamente di una piccola luce, nelle tenebre di una realtà terribile e complessa come quella haitiana, ma comunque in grado di riaccendere la speranza. Peraltro, nell’anno giubilare della speranza appare come un segno tangibile che rende ancora più forte il significato del Giubileo.
Raffaele Callia