Sabato 25 maggio 2019, a Mogoro (nell’Anfiteatro comunale, via del Campo) dalle 9.30 alle 13, si è tenuto il X Convegno regionale delle Caritas parrocchiali, dal titolo Una testimonianza d’Amore che evangelizza. L’iniziativa, aperta anche alle realtà caritative di natura ecclesiale, pone al centro il servizio della testimonianza della Carità coniugandolo, al medesimo tempo, con il compito di annunciare il Vangelo.
A seguire il testo dell’introduzione al Convegno proposto dal Delegato regionale della Caritas, Raffaele Callia
Introduzione al Convegno
Il titolo del tema scelto per questo decimo convegno pone al centro chiaramente l’obiettivo di coniugare, nella vita ordinaria di ogni membro della Chiesa, la testimonianza della Carità con l’annuncio del Vangelo.
Soprattutto in questi ultimi anni, col moltiplicarsi di progetti, servizi e opere caritative un po’ ovunque, anche nelle nostre Chiese locali si avverte il pericolo – che rischia di trasformarsi in subdola tentazione di mero efficientismo – di rimanere schiacciati sull’attivismo e sul “fare affannoso”, perdendo di vista un compito essenziale per ogni battezzato, vale a dire “essere” annunciatori autentici e testimoni credibili del Vangelo. Un tema, dunque, che appare particolarmente urgente nella vita delle nostre comunità, a cominciare dalle Parrocchie.
Proprio ieri l’altro, in occasione della Messa celebrata a San Pietro per l’apertura della XXI Assemblea generale della Caritas Internationalis – la confederazione delle oltre 160 Caritas nazionali di tutto il mondo – Papa Francesco ha ribadito come la Chiesa non debba essere una sorta di “modellino perfetto”, che si compiace di se stessa, della propria organizzazione e che risponde a “logiche di tipo aziendale”. Essa, invece, è chiamata allo slancio evangelico.
Riferendosi alla storia delle prime comunità cristiane, il Papa ha tracciato l’itinerario di una “Chiesa sempre in cammino”. Una Chiesa che poggia su tre elementi essenziali: “l’umiltà dell’ascolto, il carisma dell’insieme, il coraggio della rinuncia”. Una Chiesa dove non ci sia “la tentazione dell’efficientismo”.
“Povere, quelle Chiese particolari – dice il Papa – che si affannano tanto nell’organizzazione, nei piani, di avere tutto chiaro, tutto distribuito. A me fa soffrire. Gesù non ha vissuto così, ma in cammino, senza temere gli scossoni della vita. Il Vangelo è il nostro programma di vita, lì c’è tutto. Ci insegna che le questioni non si affrontano con la ricetta pronta e che la fede non è una tabella di marcia, la fede è una “Via” (At 9,2) da percorrere insieme, sempre insieme, con spirito di fiducia”.
Con questo spirito ci siamo ritrovati oggi, come comunità di persone amate da Dio e innamorate di Lui; persone che giungono da diverse parti dell’Isola, con storie diverse ed esperienze differenti ma tutte accomunate dal privilegio di servire il Signore ogni giorno attraverso il servizio ai poveri.
La nostra regione ecclesiale si compone di 10 Diocesi e comprende complessivamente 619 Parrocchie. Come in altre regioni d’Italia, non in tutte è presente una Caritas parrocchiale, con un’organizzazione stabile e dotata di volontari e servizi, ma a tutte è comunque richiesta un’attenzione specifica alla testimonianza della Carità, come dimensione imprescindibile della vita della Chiesa (unitamente all’evangelizzazione e alla vita sacramentale). Peraltro, a tutte le Parrocchie è chiesto di vivere nella comunione ecclesiale con le proposte e i servizi promossi dalle Caritas diocesane. Quest’ultime, d’altro canto, hanno nella promozione e nell’accompagnamento delle Caritas parrocchiali uno dei compiti principali del loro servizio. Tema assai importante e che, nell’affanno di dare risposte immediate nelle continue emergenze, rischia di essere trascurato se non addirittura abbandonato.
È sempre bene ricordare che la Caritas parrocchiale è da considerare nell’ordine dei mezzi e non dei fini. Il fine è che la Parrocchia viva quotidianamente il comandamento dell’Amore evangelico e sia nel territorio segno di speranza e di prossimità concreta.
La Caritas parrocchiale ha allora senso se serve ad aiutare la Parrocchia a realizzare una delle sue funzioni vitali: lo spirito e la pratica dell’Amore, affinché la comunità si renda credibile e riconoscibile da tutti. Ha senso se serve: a prendere piena coscienza del rapporto indissolubile tra catechesi, liturgia e carità; a favorire un cambiamento di mentalità e di prassi, passando dalla delega in favore di alcuni alla partecipazione di tutta la comunità; a passare dall’elemosina e dalla mera assistenza fine a se stessa alla promozione umana integrale dei poveri e alla condivisione fraterna con i poveri. Ha senso se serve a passare dalla semplice conoscenza dei bisogni al “farsene carico”; a passare dalle risposte emotive e sporadiche al servizio organico e sistematico.
Per comprendere questo c’è bisogno di riscoprire quelle che sono le premesse teologiche e pastorali del servizio caritativo, come dimensione complementare della evangelizzazione. Ecco perché abbiamo pensato di chiedere a don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, di offrirci un suo contributo in proposito.
C’è anche bisogno di condividere le esperienze concrete, ascoltare la testimonianza di quanti vivono come noi, in modi differenti, l’impegno di una testimonianza della carità che sappia incarnarsi in tutte le dimensioni della vita della Chiesa. Ecco perché ci verranno raccontate tre esperienze provenienti da tre Diocesi della Sardegna. Tengo a precisare che non sono le uniche e forse neanche le migliori, ma sono indicative delle fatiche quotidiane che siamo chiamati a sostenere, dei sani errori che commettiamo per costruire le proposte e anche dei risultati positivi che possono essere replicati, adattandoli alle varie situazioni.
Con questo spirito iniziamo i nostri lavori e dunque auguro ad ognuno di voi un buon convegno.
Raffaele Callia
Delegato regionale Caritas Sardegna
Mogoro, 25 maggio 2019